A testimoniare quanto fosse importante nelle antiche culture europee il momento del solstizio d’inverno, dobbiamo tenere conto di tutte le celebrazioni, i miti e le figure leggendarie che si sono sviluppate attorno a questo fenomeno naturale capitale. Il tema delle infinite nascita, vita, morte e rinascita ha dato vita a prodotti culturali sparsi in tutto il Vecchio continente.

Greci e romani. Il 3 dicembre si celebrava una dea della fertilità detta Bona Dea, mediante culti misterici a cui potevano partecipare solo le donne; il nome reale della divinità era tenuto segreto, ma si suppone che fosse un culto di derivazione agricola poiché il suo doppio si festeggiava il Primo maggio. Impossibile non pensare alla sua versione ellenica Demetra, così connessa al mutare delle stagioni e immagine stessa della Madre Oscura in inverno. Il rapimento di Persefone da parte di Ade causò nella madre Demetra un dolore tale da rendere sterile la terra per sei mesi, fino al ritorno della figlia. D’altronde il 19 dicembre si svolgeva a Roma l’Opalia, festa in onore di Ops/Opi, antichissima dea romana -di probabile origine sabina- legata alla terra, alla coltivazione dei campi e ai raccolti; durante la festa l’ordine sociale veniva sovvertito e i nobili servivano il banchetto ai loro schiavi… queste celebrazioni si svolgevano nei giorni dedicati a Saturno, di cui Ops era moglie, e divinità tanto infera quanto agricola. Il 17 dicembre nelle famiglie romane più ricche tra gli schiavi si eleggeva il Princeps Saturnalicius: simile all’usanza del Signore del malgoverno (Lord of Misrule) britannico che presiede le festività delle vacanze invernali. A Roma questo periodo non era collegato solo al un dio agricolo e la sua sposa, ma c’era anche una terza figura simbolo della vegetazione: il 24 novembre iniziavano infatti i Brumalia in onore di Saturno, Cerere e Bacco (che presiedevano i tre momenti fondamentali dell’agricoltura: la semina, la crescita, il raccolto) che introducevano i Saturnalia ed il solstizio d’inverno.
Nell’Urbe veniva poi celebrato, come parte di una religione misterica, il dio del sole Mitra, nato intorno al solstizio d’inverno e poi resuscitato intorno all’equinozio di primavera.

Celti e germani. Anche la tradizione celtica ha una sua figura femminile legata alla stagione fredda, ovvero Cailleach Bheur, chiamata anche Beira, la regina dell’inverno. Di fatto è la figura della megera della Triplice Dea e governa i giorni bui tra Samhain e Beltane, appare nel tardo autunno, mentre la terra sta morendo, ed è conosciuta come portatrice di tempeste; viene solitamente dipinta come una vecchia con un occhio solo, con denti marci e capelli arruffati (Perchta/Bertha?). Altra Vecchia che appare nel folklore del Nord Europa è Frau Holle, associata sia alle piante sempreverdi della stagione di Yule, sia alla nevicata, che sarebbe causata dallo scuotere i suoi materassi piumati. Una figura mitica indissolubilmente legata al solstizio d’inverno è Holly King: il Re dell’agrifoglio è una figura che si trova nei racconti e nel folklore britannici, simile all’Uomo Verde/Re del bosco, archetipo della foresta. Filtrata nel moderno paganesimo, la leggenda vuole che il Re dell’agrifoglio combatta il Re della quercia per la supremazia durante tutto l’anno, ma anche che al solstizio d’inverno, il Re dell’agrifoglio venga sconfitto dal suo rivale.

Norreni. In alcuni racconti, Odino offre doni al popolo la notte di Yule, cavalcando il suo magico cavallo volante Sleipnir attraverso il cielo… questa tradizione potrebbe essersi combinata con quella di San Nicola per creare il moderno Babbo Natale. Ma la leggenda invernale più celebre è quella del vischio e di un trio di divinità: Frigg, moglie di Odino, temendo per la vita del figlio Baldr fa promettere a tutta la natura che non gli farà mai male; la madre trascura però di far promettere il vischio -per noncuranza o ingannata dal suo aspetto innocuo- svista che non passa inosservata a Loki, il trickster del pantheon norreno, che subito ne approfitta e inganna il gemello cieco di Baldr, Hodr, che uccide inavvertitamente il fratello con una freccia di vischio; il padre Odino in seguito lo riporterà in vita e Frigg stabilirà che il vischio sia considerato una pianta dell’amore e non della morte. Hodr, a volte chiamato Hod, era l dio nordico dell’oscurità e dell’inverno e fratello gemello di Baldr, proprio come lo sono il Re agrifoglio e il Re quercia.