Nell’antichità il tempo veniva calcolato in maniera differente e questo spiega perché molte festività cristiane siano in prossimità di grandi celebrazioni pagane: se da un lato la Chiesa cercò di cristianizzare consuetudini che, soprattutto nelle zone rurali, non volevano morire, in altri casi la riforma del calendario stabilita nel 46 a.C. da Giulio Cesare -e detto appunto giuliano- ha fatto slittare di qualche giorno alcuni grandi eventi. Uno di questi casi è proprio il Natale.
Cominciamo col dire che la tradizione pagana voleva che i mesi dedicati al solstizio d’inverno fossero due, i nostri attuali dicembre e gennaio, e che la parola corretta sarebbe perciò Yules, al plurale. Si tratta di un lungo periodo di intensa attività rituale che ha inizio con il mese di dicembre, ha il suo culmine con il solstizio e termina con il mese di gennaio. Prima della riforma giuliana grande importanza avevano il calendario lunare (lo è ancora per l’Islam) e quello luni-solare: la data della nascita di Gesù potrebbe aver anticamente coinciso con il giorno del solstizio. Ad ogni modo, questo periodo di celebrazioni era segnato dall’urgenza di emergere dal buio e questo fa di Yule una grande festa sul tema della nascita della luce e dell’essenza della vita nell’oscurità totale.

Odino a capo della Caccia selvaggia. Una figura mitologica è particolarmente associata a questo momento dell’anno, tanto da avere tra i suoi molti nomi anche quello di Jólnir, traducibile dal norreno circa con “yuler”: si tratta del dio precristiano Odino (che abbiamo già visto essere connesso in più modi al Natale). La tradizione del Nord Europa identifica diversi altri yulers, in accordo all’idea arcaica secondo cui le stagioni erano personificate in diverse figure mitologiche. Fa parte di questo repertorio mitico la leggenda della Caccia selvaggia (Wild Hunt) processione intrisa di mostruosità, selvatichezza e morti, eseguita o solo immaginata, di esseri che si muovono attraverso il territorio nel periodo del solstizio (potremmo pensare perciò che in epoca precristiana Yule fosse associato al tema della morte).
Chi impersonava la Caccia selvaggia, la cui origine resta misteriosa ancora oggi, era vestito in modo terrificante e spesso indossava maschere spaventose, mettendo in scena una sorta di follia carnevalesca in cui i personaggi sovrannaturali erano rivissuti, invocati con sacrifici, trasportati nelle comunità di villaggio e invitati in casa (avendo preso le giuste protezioni tramite sigilli magici, come croci e cerchi). Il corteo trasportava con sé la luce in forma di candele, torce e fiaccole, ma centrale era la figura di chi lo guidava… spesso si trattava di Odino in groppa al suo destriero Sleipnir, ma la tradizione ci ha lasciato anche altri yulers che oggi hanno tutti il loro giorno dedicato in questi due mesi.

Yulers di dicembre. Il 5 dicembre, la notte prima del giorno di S. Nicola, è detta nella tradizione alpina europea la Krampus Night e viene ancora celebrata in Austria e nella Germania meridionale con costumi che rappresentano un mostro con le corna; celebrandosi alla vigilia di S. Nicola potremmo pensare che le due figure siano in qualche modo associabili nella loro funzione di yuler -non a caso nel folklore i due fanno visita insieme ai bambini- anche se la figura diabolica del Krampus ne ha certamente decretato il successo nella Caccia selvaggia per il suo aspetto (impossibile poi non pensare allo yule goat essere ibrido che condensa l’idea del bestiame, del raccolto e dell’umanità in una figura che incarna la stagione invernale). La notte del 13 dicembre è chiamata Lusse Longnight poiché, prima della riforma del calendario, il solstizio cadeva in questo giorno che era il più breve, ma anche quello dalla notte più lunga. Oggi è il giorno di Santa Lucia, ma nella tradizione del Nord Europa era dedicato alla terribile troll femmina Lusse: rappresentata con maschere terribili, abbigliata con pelli animali e parte della Caccia selvaggia, a differenza del Krampus potrebbe piuttosto rientrare nella tradizione di figure femminili legate al solstizio invernale. Una di queste è la tedesca Hulda, festeggiata il giovedì prima della vigilia di Yule, dea brumale dal terribile aspetto di vecchia con occhi incandescenti e immaginata a soffiare nel suo corno a capo della Wutende heer (“armata furiosa” incredibilmente somigliante alla Caccia selvaggia) e connessa all’attività del filare. Il 26 dicembre è lo Staffan’s Day (St. Stephen/Santo Stefano) evocato da cavalieri che portavano luci e talvolta un fantoccio di grano ottenuto dall’ultimo covone del raccolto, in una sorta di corteo della Caccia selvaggia in cui i toni mostruosi sono però smorzati.

Yulers di gennaio. Poiché, come abbiamo visto, i mesi del solstizio comprendevano anche gennaio, troviamo figure di yulers disseminate anche nei giorni del nuovo anno: il 5 gennaio si festeggia nella Germania meridionale Perchta (Bertha per gli inglesi) una selvaggia e mostruosa dea invernale che fa parte del gruppo di divinità femminili legate al periodo assieme alla svedese Lusse e l’islandese Grýla. Esattamente come Hulda, a cui è spesso associata assieme a Frau Holle, guida una processione nota col nome di Perchtenlauf (corsa di Perchta) ricalcando il modello di una pericolosità femminile associata al periodo di Yule.
Infine il 13 gennaio è il giorno di St. Cnut, fissato il giorno successivo al Midwinter Day (giorno di mezzo inverno) del calendario giuliano: in questa giornata si concludeva in molte zone il periodo di Yule, con mascherate e bevute in onore di Cnut che sarebbe in realtà un doppio di Odino, lo yuler per eccellenza.