Yule, il solstizio d’inverno, è la notte più lunga dell’anno, ma è anche il momento in cui si celebra il sole che ritorna verso la terra: quello che accade è un fenomeno magico poiché, dopo essersi allontanato al massimo dal globo, l’impressione che si ha osservando il cielo è che il sole si fermi qualche giorno per poi tornare verso di noi portando calore, luce, vita (questo termine deriva dal latino solstitium, che significa letteralmente “sole fermo”; naturalmente non è così, la spiegazione scientifica di questo fenomeno potete leggerla QUI, assieme al caso singolare di quest’anno). Cade attorno al 21 dicembre (nell’emisfero meridionale avviene circa il 21 giugno) e molte culture nel mondo celebrano riti dedicati alla luce in questo periodo: come momento dedicato al sole, nei riti di Yule hanno acquisito molta importanza oggetti simbolici come candele, fiaccole e falò.

Nell’emisfero nord è importante da sempre. Il solstizio d’inverno era celebrato già in epoca preistorica presso Stonehenge in Gran Bretagna, per esempio, o a Newgrange in Irlanda, accanto ai megaliti di Francia così come presso numerosissimi siti rupestri in Italia. I Norreni -che lo chiamavano Jul, investivano molto tempo ed energie in festeggiamenti e celebrazioni (se dobbiamo credere alla saghe islandesi questo era anche il tempo ideale del sacrificio): consuetudini ormai entrate nella nostra tradizione come il ceppo di Yule o l’ancora più celebre albero di Natale sono tutte di derivazione norrena. Pure i Celti celebravano il solstizio, anche se non abbiamo molte fonti storiche attestate, possiamo farci un’idea a partire dalle leggende che sono giunte fino a noi: questo era il momento dell’anno in cui i druidi a quanto pare sacrificavano un toro bianco e il vischio era impiegato in questo rito. Quattromila anni fa, gli antichi egizi invece celebravano la rinascita quotidiana del sole, nella figura del dio Ra, e quest’usanza si diffuse alla Mesopotamia… il clima però cambiò diventando più freddo e facendo morire vegetazione e colture: ogni anno si verificava questo ciclo di nascita, morte e rinascita; gli antichi si accorsero presto che ogni anno, dopo un periodo di freddo e oscurità, il Sole ritornava e svilupparono attorno a questo tema moltissimi prodotti culturali per spiegarne la ragione.

Tutto è nella natura. I massimi studiosi della teoria secondo cui le religioni europee e dell’area mediterranea fossero basate sul ciclo stagionale sono James Frazer e il suo successore Robert Graves. Secondo la loro teoria tutti i riti che ci sono giunti sono da collegarsi alla credenza ancestrale in una Dea che genera la vita mediante le nozze sacre con un dio della vegetazione, il quale nasce e muore ogni anno (così come la natura apparentemente lo fa in primavera e inverno). Mentre il principio femminile e procreatore è eterno e individuato nella Madre Terra, il principio maschile è rappresentato da due figure che si sfidano costantemente e incarnano in un certo senso il tempo: il vigore giovanile della primavera è destinato a raggiungere il punto massimo in estate e comincia a declinare in autunno, esaurendosi in inverno… a questo punto il vecchio spirito della vegetazione viene rimpiazzato da quello della vita pulsante della primavera successiva, impersonato al solstizio da un bambino che nasce. In questo contesto s’inseriscono alcune delle celebri figure che nascono a Natale (Dioniso, Adone e Mitra), di cui molte raffigurate in braccio alla Madre divina: Horus e Iside, Tammuz e Ishtar, Gesù bambino e Maria.

Questione di date. Se il giorno del solstizio cade il 21, è pur vero che questo fenomeno diventa di fatto visibile tre o quattro giorni dopo: quello che è percepito dall’uomo sono un momento di luce particolarmente flebile e lunghe ore di oscurità al solstizio d’inverno, seguite da un ritorno vitale di luminosità e calore… Il momento del ritorno cade circa il 25 dicembre e, in moltissime tradizioni, questo è il momento in cui il sole rinasce. Secondo altre teorie lo slittamento di qualche giorno delle celebrazioni da pagane/antiche a cristiane/moderne sarebbe dovuto all’adeguamento del calendario giuliano; secondo altri la Chiesa cattolica avrebbe deliberatamente deciso di fissare la data della natività di Gesù nei giorni in cui le principali culture pagane occidentali festeggiavano la nascita di una divinità importantissima (alcuni studiosi ritengono più probabile che Gesù sia nato ad aprile).