Innegabilmente per molti di noi le feste natalizie sono anche una maratona in cucina… sia per preparare cibi deliziosi e spesso carichi di significati e ricordi, sia per onorare la tavola e le ore passate a cucinare! Tra le varie pietanze abbiamo già visto che un posto d’onore lo occupano i dolci, ma chi di noi non ha mai trascorso, almeno una volta nella vita, i giorni precedenti il Natale a impastare, tagliare e infornare biscotti?
Addobbi e biscotti. Il forno a Natale è un trionfo di torte, muffin, pane e biscotti: si possono preparare pagnotte di pane dolce dalle forme della tradizione e in ogni paese si sfornerà il dessert tipico, su tutti il goloso tronchetto di Natale che chiude il pranzo in famiglia, ma soprattutto le mille varianti di biscotti da condividere con amici, familiari e magari anche da regalare. Tutti conosciamo l’abitudine di creare biscotti appositamente forati da usare come addobbi per l’albero di Natale: se temete l’umidità (o la golosità di coinquilini a quattro e due zampe) una buona via di mezzo potrebbe essere la pasta al sale… La resa sarà quasi identica, è estremamente facile da fare e si può creare praticamente qualsiasi cosa; non lasciate impolverare i vostri stampi da biscotto in un cassetto solo per salvare la linea!
I biscotti fanno viaggiare nel tempo (come una madeleine). I biscotti di Natale, oltre a essere molto popolari e avere diverse varianti regionali (il mio ricordo d’infanzia sono ad esempio le étoiles à la cannelle/zimtsterne, i bruns de Bâle/Basler Brunsli e le crêtes de coq), sono accomunati dall’utilizzo di spezie particolari: abbiamo visto come fossero diffuse nell’antichità grazie ai riti in onore delle divinità e in seguito, soprattutto nel Medioevo, fossero diventate molto utilizzate ma anche difficili da reperire e molto costose. Non stupisce che facciano parte della lista d’ingredienti tipici del Natale, che -con le sue lunghe celebrazioni- porta in tavola l’abbondanza dei giorni di festa. Un ulteriore elemento da tenere in considerazione è la forma che questi dolcetti assumono: il biscotto natalizio per eccellenza ha forma di stella (essendo anticamente questa la festa della nascita del sole), ma sono popolari anche altri simboli e personaggi tra cui, ovviamente, Babbo Natale, le sue renne, i fiocchi di neve (magari splendidamente decorati con glassa bianca che riprenda i tipici colori della festa), i pacchi regalo, l’albero addobbato. La tradizione di dare forme particolari ai prodotti che uscivano dal forno ha però un’origine antica e carica di significati.
Prima del biscotto fu il pane. Spesso le tavole e gli altari di Yule erano decorati con pani decorati in forme particolari e ispirate al folklore: le più celebri erano quelle in forma di maiale, di spirale o ruota; alcuni raffiguravano simbolici carretti con ruote o addirittura come uno Yuler Rider (un partecipante alla Caccia selvaggia)… forse una rappresentazione di Odino o di qualche altro yuler. La preparazione di questi pani, noti con il termine di showbread, è ritualizzata e implica dei tabù: la padrona di casa impastava i pani utilizzando tutti i semi delle colture dell’anno a venire, alcune forme venivano conservate dopo la cottura, quindi ridotte in briciole e sparse nei campi a primavera per garantire la fertilità della terra. Altri pani venivano donati ai poveri che facevano questua nei giorni di festa e altri erano lasciati fuori casa per gli spiriti partecipanti alla Caccia selvaggia. L’aspetto fondamentale era la trasformazione dei pani nel momento in cui venivano mangiati, regalati, offerti alla terra: è attraverso il pane che la vera essenza della vita, catturata nel momento magico di Yule, veniva infusa a tutto il resto dell’anno (e fa perciò di Yule il centro di gravità delle celebrazioni annuali). Gli showbread venivano investiti del sacro potere di Yule, assorbendo la forza del momento in cui la luce ritornava al mondo, diventando mezzi di vita sopravvissuta al ritorno della luce e trasferendo perciò questa loro essenza alla terra o allo spirito particolare a cui venivano sacrificati.
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