La religione doveva occupare un posto molto importante nella vita degli antichi umani e ciò non fa eccezione per i Camuni; probabilmente anche l’organizzazione sociale ed economica della valle ruotavano attorno a essa, se consideriamo per esempio che questo popolo, alla fine della sua storia, era parte della cultura celtica, le cui feste religiose erano celebrate all’aperto e nei boschi (la toponomastica moderna della Val Camonica ha conservato il ricordo di molti luoghi di culto, situati all’aria aperta e dedicati agli dei). Le incisioni rupestri di carattere religioso sparse nei boschi e nei pendii della valle ci parlano di processioni e danze sacre e costituiscono una documentazione eccezionale sul culto (tra gli altri) del cervo.

Le incisioni camune sono fatte per essere osservate con la luce radente, in pieno giorno perdono tutta la profondità (e buona parte del loro fascino!).

I “pupazzi” sulle rocce. La religione camuna passò attraverso diverse fasi nel corso dei secoli, ma il suo centro risultò essere sempre il culto del sole e quello del cervo: più della metà delle scene di religione sono in qualche modo dedicate a questi due soggetti. Uno straordinario esempio è rappresentato dalla Grande roccia di Naquane: decine di metri di arenaria incisa con la tecnica a martellina e ricoperta di simboli. Scoperta nei primi mesi del 1933 da una guardia forestale, che collaborava per gli archeologi dell’Università di Torino (ma forse nota da sempre ai locali, che chiamano gli omini raffigurati pitoti, ossia “pupazzi”, proprio come il piemontese babacio!), grazie alla radente luce invernale e identificata poi come una straordinaria narrazione simbolica di Età del Ferro il cui significato globale ci sfugge ancora.

Illuminati dalla luce tremula del fuoco, questi disegni probabilmente sembravano muoversi e prendere vita.

Sulle tracce di Cernunno. L’arte paleolitica dei santuari in grotta franco-cantabrici ci rivela che già 20.000 anni fa i cacciatori di renne e di mammut veneravano gli animali dei quali si cibavano. Da allora si hanno svariate manifestazioni del culto degli animali; nell’arte rupestre della tarda preistoria europea si notino alcuni centri: la Scandinavia, il Monte Bego, la Val Camonica. Il culto camuno era principalmente accentrato su due animali, il bovide e il cervo: il primo, venerato fin dai primordi della civiltà locale, non raggiunse però mai una grande importanza (a differenza del Bego); la vedette della religione camuna divenne invece, nell’Età del Ferro, il cervo.
Le incisioni rivelano anche l’evoluzione del dio cervo, documentando uno sviluppo concettuale che prima di allora era solo un’ipotesi: rappresentato inizialmente come un animale dalle grandi corna ramificate, acquista poi gradualmente sembianze umane come creatura metà uomo e metà cervo per divenire infine un antropomorfo che, del cervo, mantiene solo i palchi. In due incisioni (a Naquane e Zurla) accanto al dio cervo appare un serpente, lo stesso tema iconografico del Cernunno del vaso di Gunderstrup: questo ha permesso di identificare tale divinità -centrale nel mondo celtico- seguendone lo sviluppo dalle epoche più arcaiche, in forma zoomorfa, al suo aspetto antropomorfo in era protostorica.

Al pari dei nostri fumetti, la sequenza delle immagini doveva fornire un racconto preciso (purtroppo il mito narrato è andato perduto e, al momento, non abbiamo idea di quale fossero le vicende illustrate).

Il cervo e la caccia. In una scena della Grande Roccia di Naquane viene rappresentato, vicino a un gruppo di personaggi armati e danzanti, uno spirito in cielo che uccide un cervo: il confronto con altre culture -anche attuali- di cacciatori, suggerisce che nel pensiero dei Camuni, probabilmente era uno spirito a uccidere la preda e le mani degli umani ne erano solo il mezzo.
Il culto del cervo divino, come quello del dio-cervo Cernunno nelle comunità celtiche, era un culto di cacciatori (il bovide, anche esso adorato dei Camuni, avrebbe rappresentato un culto agrario)…
Curiosamente durante l’età del Bronzo, quando la caccia era l’occupazione di sostentamento primaria, il culto più vivo risulta essere quello reso al disco solare e al bovide, simboli tipici delle religioni agrarie mentre; al contrario nell’età del Ferro, con un’agricoltura più sviluppata, la figura religiosa più importante pare essere quella del cervo, tipica di un popolo cacciatore.
Forse la fecondità della terra, il germogliare dei semi e la riproduzione delle piante apparivano un po’ meno sorprendenti e miracolose ai Camuni ormai avvezzi all’agricoltura… il pensiero di questo popolo potrebbe essersi allora rivolto nuovamente all’occupazione tradizionale e favorita, la caccia, e alle tradizioni che lo accompagnavano dall’età della Pietra.

Le rocce lisciate dall’azione dei ghiacciai fornivano un supporto perfetto per incidere la storia del popolo in quello che era, molto probabilmente, un luogo d’importanza speciale.

Per saperne di più.
Il sito ufficiale del Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri di Naquane, presso Capo di Ponte (Brescia).
Il mio post sul Cernunno di Naquane.
E uno, più generale, sul dio cervo celtico.
Un articolo sulla simbologia stagionale del cervo.
E un discorso più ampio sul dio con le corna.

Inoltre questi massi, di aspetto piuttosto alieno rispetto l’ambiente boschivo circostante, emergevano all’improvviso dal suolo ed è possibile che venissero considerati come segni del divino.