Nuovo appuntamento con La Storia nella roccia e primo incontro non con un’incisione, bensì con una pittura rupestre: il portfolio preistorico prevedeva infatti diverse tipologie d’espressione artistica, oltre le incisioni su parete e su oggetti, sono stati ritrovati anche disegni eseguiti con differenti materie e pigmenti (se siete curiosi, avevamo parlato tempo fa dei colori più importanti nell’arte del Paleolitico e del Neolitico: rosso, nero e bianco).
Oggi vi porto in alta Val Pellice, all’imbocco di una straordinaria gola alpina nota localmente come Vallone degli Invincibili (se volete scoprire il motivo di un nome così altisonante, vi rimando qui) e dove -chissà- potrebbe capitarci di tornare in futuro!

Dove. La scoperta di queste pitture rupestri, eseguite cioè su roccia, di colore rosso è recentissima, risale infatti al 1994 e avviene in questo riparo naturale (lungo 23 metri e profondo circa 4, sovrastato da una parete a strapiombo di circa 10-12 metri, l’esposizione favorevolissima, dominante sul fondo della vallata) chiamato Barma Mondon. Cos’è una barma: con questo termine, probabilmente derivato dalla parola ligure “balma” s’intendono grotte, caverne, ripari sotto la roccia; in montagna sono luoghi che pastori e greggi usano per ripararsi quando c’è brutto tempo e sotto cui vengono talvolta costruite delle vere e proprie abitazioni. La Barma Mondon è piuttosto lunga, profonda qualche metro, ma le pitture si trovano a circa 3 metri da terra, e nei paraggi si possono vedere muretti in pietra a secco che servivano da fienile e ricovero per attrezzi agricoli abbandonati da tempo e ricoperti da erbacce (attualmente questa zona viene utilizzata come pascolo per le capre).

Cosa. Le pitture si estendono per una fascia di 50 cm, alta un metro, ma è possibile che in antico proseguissero a sinistra dove una roccia si è staccata dalla parete; inoltre il tempo e le intemperie hanno parzialmente coperto i disegni che ora non sono più visibili a occhio nudo. Nonostante ciò, chi dipinse le immagini scelse questo luogo riparato sapendo che il suo lavoro sarebbe comunque durato a lungo: oggi sono visibili tre griglie a bande parallele verticali e altri segni che, dopo un trattamento digitale delle pitture fotografate, risultano essere due file di figurine antropomorfe concatenate (quattro sulla fascia superiore e sette, più piccole, in quella inferiore); tra le due griglie maggiori ci sono tre figure rovesciate a doppia V, di cui una di aspetto ramiforme/alberiforme o a spiga. Gli esperti pensano, confrontandole con altre simili, che risalgano a un periodo che va dal Neolitico, ovvero l’ultimo periodo della pietra, all’Età del Rame, ma il loro significato è avvolto nel mistero. Alcuni ritengono che le griglie disegnate indichino dei campi coltivati (proprio come quelli che si vedono ancora oggi affacciandosi dalla barma, tra l’altro) con l’intento quindi di disegnare una sorta di mappa; oppure si tratterebbe di una scena rituale in cui le file di figure antropomorfe sarebbero dei danzatori che si tengono per mano e la presenza di elementi naturali, i campi e la spiga/albero, li collegherebbero alle celebrazioni della ciclicità naturale e alla coltivazione della terra (forse anche all’aratura simbolica?).

Il significato. Figure antropomorfe, in forma di clessidra, che danzano sono presenti in tutta Europa e testimoniano un culto diffuso… purtroppo non riusciamo a scorgere molto oltre il significato di quest’opera antica: si trattava di un rito che celebrava la fine dell’inverno oppure le linee delle griglie sono da collegarsi al simbolismo acquatico generatore di Vita? Ancora, perché raffigurare proprio qui delle immagini che non avevano (solo) un valore estetico, ma senz’altro erano cariche di significati religiosi: era un luogo di culto, si eseguivano delle danze cerimoniali sotto la roccia?
Quando visitate dei luoghi simili prendetevi un attimo, chiudete gli occhi, e cercate d’immaginare cosa vedessero e cosa provassero i nostri antenati proprio lì, nello stesso posto in cui vi trovate… e ditemi con sentite un po’ di quell’antica magia!

L’ora di religione #21: le pietre sacre