Il nero è stato il primo colore a comparire sulla terra -stando alla Bibbia- secondo cui le tenebre hanno preceduto la luce. In quanto colore primordiale però presenta da subito anche il suo valore negativo: in esso non può esserci vita, a differenza della luce, la quale immediatamente ne diventa l’antitesi benefica contro la sua natura intrinsecamente mortifera e vuota. Ma la storia del colore nero non è sempre stata così…

Come notte, terra, nubi. Moltissime mitologie presentano una narrazione cosmologica che inizia con la notte, non sempre si tratta di qualcosa di misterioso e terribile, anzi, più spesso è un’oscurità ricca e feconda: il nero della terra grassa e fertile o delle nubi gonfie e scure di pioggia. Ancora nel Medioevo la terra è nera (gli altri elementi sono il fuoco rosso, l’acqua verde e l’aria bianca): è un colore fecondante che spesso si lega al rosso fuoco/sangue e non c’è spazio qui per una connotazione negativa, anzi la loro associazione in quanto fonti di vita ne aumenta il valore.

Grembo della terra. Il nero materno delle origini è rimasto a lungo simbolicamente associato a luoghi speciali che permettevano di comunicare con le viscere della terra, come grotte e insenature, pertugi privi di luce che erano anche spazi sacri, ricettacoli di energia, luoghi di nascita divina o metamorfosi… i più antichi siti di culto dell’umanità. Secondo Marija Gimbutas nelle comunità preindoeuropee il nero non era simbolo di morte e degli inferi, ma era “il colore della fertilità, il colore delle umide caverne e del fertile suolo, dell’utero della Dea dove la vita ha inizio”.

Nero carbone. Gli studiosi di pitture rupestri hanno potuto osservare come uno dei pigmenti più antichi fosse il nero ottenuto dal carbone e come gli antichi artisti avessero già a disposizione una vasta gamma di neri a partire da diversi legni bruciati oppure da differenti parti della stessa pianta (legno, noccioli, radici): tutto ciò dava toni più o meno densi e brillanti. In seguito si passò al carbone ottenuto dalla combustione di ossa animali, avorio e palchi per giungere poi alla complessa lavorazione dei minerali (con un procedimento simile a quello dell’estrazione del rosso dall’ematite).