Alla fine degli anni Sessanta, durante gli scavi per la costruzione di alcuni edifici, vengono scoperti presso il quartiere aostano di Saint-Martin-de-Corléans alcuni reperti preistorici. Lo studio riguarderà una superficie di 10 mila metri quadri, ma l’area anticamente frequentata era di certo molto più ampia, oggi completamente scomparsa sotto la città.
All’interno dell’area espositiva vi troverete di fronte a uno spazio vuoto, senza relazioni con ciò che c’è all’esterno: si è scelto di non ricostruire scenograficamente il paesaggio, ma un sistema di 500 speciali fonti luminose vi permetterà, durante la visita, di osservare i reperti con la luminosità tipiche delle diverse ore del giorno… un effetto a dir poco suggestivo! I monoliti, esposti così come erano visibili in antico in una sequenza temporale databile fra 2900 e 2500 a.C., si possono distinguere in varie tipologie quali menhir, lastre con foro passante e stele antropomorfe sia di stile arcaico (I stile) che evoluto (II stile): sculture simbolo della grande statuaria preistorica e elemento di spicco del sito di Aosta.

Altare per culti agricoli. I primi segni di frequentazione umana del sito di Saint-Martin-de-Corléans rimandano alla fine del Neolitico (termine del V millennio a.C.), e si tratta di solchi regolari di aratura e grandi fosse. Gli allineamenti di pali lignei, menhir, stele e infine monumenti funerari riguardano un cambiamento di funzione dell’area che avverrà successivamente nel corso dell’età del Rame e del Bronzo antico. Tracce di un’aratura simbolica (tra i solchi non sono stati trovati semi ma numerosi denti umani!), databile a un momento finale del Neolitico rappresentano la fase più antica dell’area. Una serie di grandi fosse, o pozzi, colme di resti carbonizzati di semi e frutti è stata poi scavata nell’area nord del sito; l’ulteriore presenza di grandi macine per la molare i cereali fa ritenere che il luogo fosse legato a culti agricoli dedicati ai cereali.

Da santuario a necropoli. L’area megalitica aostana acquista importanza nella seconda metà del IV millennio a.C. (inizio dell’età del Rame europea): attribuibili a questo periodo sono gli elementi in elevato collocati secondo allineamenti orientati, la sequenza di pali lignei (forse dei totem, sul fondo delle buche di alcuni di essi sono stati trovati resti di crani di bue e ariete) e gli allineamenti di stele antropomorfe e menhir relativi a un santuario preistorico. Questi elementi servivano, oltre che per ragioni religiose e astronomiche-astrologiche, a ricreare un paesaggio tipico della zona, quasi un ampio santuario a cielo aperto. Durante la prima metà del III millennio a.C. l’area varia il suo ruolo da santuario a luogo di culto funerario, funzione mantenuta fino ai primi secoli del II millennio a.C. (Bronzo antico) con tombe che riutilizzano frammenti di stele e si impostano talvolta direttamente sopra le sepolture più antiche (2300-1900 a.C.). Come necropoli, l’area si conserverà tale anche nell’età del Ferro e fino alla romanizzazione.

Le stele. Quando ancora (prima metà del III millennio a.C.) s’innalzavano o si sostituivano alcuni dei pali lignei del santuario preistorico, si possono datare le stele antropomorfe (ovvero dall’aspetto umano) rinvenute abbattute volontariamente, alcune riutilizzate o in pochissimi casi ancora erette. La figura umana era resa in maniera sintetica e riconoscibile dalla sagoma stessa della lastra di pietra secondo uno stile artistico preistorico tipico dell’area alpina compresa fra Aosta e Sion, nel Vallese svizzero, databile alla metà del III millennio a.C. Le stele, disposte in sequenze e secondo rapporti prestabiliti il cui genere maschile o femminile non è indicato dagli attributi del sesso, ma dall’abbigliamento e dagli strumenti connessi, potrebbero raffigurare personaggi divinizzati riuniti in una sorta di pantheon.

Info. La struttura è innovativa e di facile raggiungimento con l’auto. Non scordate una felpa perché l’intera area espositiva si trova 6 metri sotto terra! I megaliti sono lasciati in situ: significa che li vedrete esattamente dove sono stati piazzati nella notte dei tempi; dopo aver girato letteralmente attorno l’area megalitica potrete entrare in uno spazio museale più tradizionale, dove sono esposti i reperti rinvenuti nell’area, vedere le stele e leggere tutte le informazioni del caso.  Sono talvolta presenti esposizioni temporanee. Punto ristoro assente. Parcheggio per auto adiacente. Per maggiori informazioni sulle nuove aperture (e per tante attività con i bambini!) consultare l’area dedicata sul sito della regione Valle d’Aosta.

Altre avventure valdostane le trovi narrate qui:
Alla scoperta del cromlech del Piccolo San Bernardo
A caccia di incisioni all’ombra del forte di Bard