Il serpente simboleggia l’anno: annus significa anello o circolo, richiamando l’immagine del rettile che forma un cerchio mordendosi la coda (in modo che la testa sia l’inizio dell’anno e la coda la sua fine). Un tempo il morso coincideva con il mese di marzo quando, al tempo dei Romani, l’anno nuovo nasceva sotto il segno di Marte, patrono della città, e con l’arrivo della primavera.
Con il passare del tempo, e con la riforma del calendario, il Capodanno venne fissato al Primo gennaio e, con l’avvento del Cristianesimo, si iniziò a considerare la traiettoria del tempo storico non più come circolare, con il ripetersi costante degli eventi scanditi dalle feste dell’anno, ma secondo un incedere lineare, il cui momento focale era la nascita di Gesù (e i vari fatti storici registrati a seconda di quanto tempo prima o dopo rispetto essa fossero accaduti).

Animale calendariale. Il serpente rimane fissato all’idea circolare dell’anno come animale calendariale e, nello specifico, come creatura che segna l’inizio del nuovo anno e dell’arrivo della primavera con la fine del suo letargo. Il I° febbraio in Scozia questo era il giorno in cui si pensava i serpenti ibernati si sarebbero risvegliati se il vecchio rettile, rappresentate l’Inverno, veniva simbolicamente ucciso: il ritorno della primavera era così assicurato (un’invocazione scozzese per Imbolc giunta fino a noi recita: “Oggi è il giorno di Bride, il serpente uscirà fuori dalla tana. Questo è il giorno di Bride, dalla collina la regina giungerà, io non toccherò la regina e neanche la regina mi toccherà”).
La Bride a cui si fa riferimento è Brigit, dea precristiana delle nascite poi confluita nell’agiografia cattolica… Nei paesi di origine celtica si appendono peraltro a Imbolc le croci di Santa Brigida, simili alla spirale (simbolo serpentino) simbolo della dea, come protezione della casa.

Imbolc e il serpente. Imbolc era anche una festa dell’acqua e del fuoco come attributi del serpente. Il fuoco è rimasto nell’immaginario collettivo caratteristica del drago che lo sputa (e Brigid, tra gli altri, era patrona dei fabbri e della lavorazione dei metalli, un attività che non è possibile senza la manipolazione del fuoco), mentre era usanza a Imbolc recarsi presso pozzi e pietre sacre per facilitare guarigioni e concepimenti.
Tra le etimologie proposte, e mai davvero attestate per quel che riguarda la celebrazione celtica, abbiamo Imb-folc, cioè “grande pioggia” con l’idea che questo fosse anche il momento dell’anno, in riferimento al probabile mutamento meteorologico, in cui si svolgevano delle feste per la pioggia e in cui si lavavano via le impurità invernali (come abbiamo visto nel precedente post). Il serpente, nel mondo celtico, era infine un animale connesso all’acqua per il suo risiedere nelle viscere della terra da cui questo elemento sgorga… non solo, le stesse profondità erano ritenute passaggi che collegavano questo mondo all’aldilà e la presenza dell’acqua, fonte di vita, rendeva meno pericoloso avvicinarsi a un territorio-limite come la sorgente (in diversi racconti mitologici celtici l’Aldilà benevolo, diverso dall’oltretomba popolato di spettri, ma luogo di pace lontano dalle tribolazioni della vita umana, è situato tra isole marine o sul fondo di un lago).

Di stracci, pozzi e divinità. I clootie wells (da “clootie/cloot”, striscia di stoffa o straccio in scozzese) sono pozzi o sorgenti sacri nei pressi dei quali vengono depositate striscioline di stoffa o nastri come parte di un rituale: si immerge il tessuto nell’acqua e lo si lega ai rami degli alberi circostanti -di solito biancospini o frassini- e si recita una preghiera allo spirito del pozzo. Questa pratica viene effettuata per due motivi: per onorare il genio del luogo -oggi è qualche santo, ma anticamente si trattava di divinità o uno spirito naturale- omaggiandolo di stoffe eleganti e nastri preziosi secondo l’antica usanza di gettare nelle acque offerte votive e oggetti sacri (attestata in tutta Europa, Italia compresa); più spesso però ad essere invocato è il potere curativo dell’acqua affinché possa curare chi vi si è recato: in questo caso l’offerta di tessuto sarà un panno, appositamente abbandonato perché il suo deteriorarsi corrisponderebbe allo svanire del disturbo fisico.
I clootie wells sono tipici luoghi di pellegrinaggio delle aree a tradizione celtica, secondo l’antica credenza delle acque curative e ritenuti probabilmente luoghi direttamente collegati con l’aldilà grazie alla loro profondità nella terra. Molti pozzi erano dedicati in Irlanda a Santa Brigida, l’antica dea Brigit, e nella tradizione del Galles erano connessi ai serpenti (uno dei simboli della dea e di altre divinità guaritrici, dal momento che quest’animale rappresentava anche e soprattutto la ciclicità e la vita che continuamente rinasce).

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