In mitologia greca il frassino è, al pari della quercia per Zeus, l’albero sacro a Posidone. L’origine del nome di questo dio è perso nella notte dei tempi ma il solito Graves ritiene che l’appellativo Potidàon, con cui era anche noto, fosse da far risalire a un nome composto il cui significato era “colui che dà da bere al monte alberato” indicando un’antichissimo dio dei torrenti e delle sorgenti. Anche dopo essersi diviso il mondo con i fratelli e guadagnatosi il controllo della sfera marina, Poseidone non smise in realtà mai di essere padrone di sorgenti, corsi d’acqua e piante da nate da queste. Di più, se in Esiodo lo troviamo definito come “colui che possiede la terra” ecco spiegato perché ad egli erano da far risalire i terremoti, rivelando quindi una sua originaria natura ctonia. Per questo stesso motivo gli era consacrato il cavallo, animale legato alla notte e agli inferi dai quali si crede esca; non deve stupire che Yggdrasill, il frassino dei Norreni, significhi corsiero di Odino.
Tra sciamani e uomini di bronzo. Le Norne sono una triade di creature femminili sovrannaturali assimilabili alle Moire che hanno il compito di aspergere d’acqua i rami di Yggdrasill. Nella mitologia norrena Odino viene appeso all’albero, sacrificando se stesso, per assumere la conoscenza suprema: è in tutto e per tutto un viaggio iniziatico che resuscita il dio non più soltanto come patrono dei guerrieri, ma anche di saggi e cantori (leggasi anche, sciamani).
In area greca, secondo il racconto cosmogonico delle cinque età dell’uomo, la stirpe dell’età del bronzo vide gli uomini -equipaggiati con armi di questo metallo- cadere dai frassini come frutti maturi; si nutrivano di carne e pane e la loro principale occupazione era la guerra, in quanto gente spietata e insolente. Sarebbe la versione mitizzata degli antichi invasori Elleni: allevatori di bestiame dell’età del bronzo che adottarono il culto del frassino, proprio della dea e di suo figlio Poseidone che in quanto “re sacro veniva consacrato al frassino, di cui ci serviva in origine durante le cerimonie propiziatorie della pioggia”. Abbiamo già visto come anticamente gli uomini ritenessero di essere discesi dagli alberi, in un certo senso questa credenza può essere rafforzata se prendiamo in considerazione l’aspetto femminile della pianta, con la sua personificazione in ninfa.
Frassino al femminile. Ritroviamo puntualmente nella mitologia greca un personaggio che porta il nome del frassino: Melia, ninfa tutelare di questa specie arborea, che con il fiume Inaco generò Foroneo, colui che secondo la leggenda aveva procurato il fuoco agli umani. Il frassino era detto amico del fulmine e gli alberi colpiti dalla folgore erano l’unica fonte di fuoco per gli uomini primitivi a riprova dell’antichissimo rapporto uomo-frassino-sussistenza.
Ninfa del frassino era, secondo Graves ripreso poi da Brosse, pure la nutrice di Zeus Adrastea: “il frassino era uno degli aspetti in cui la dea si trasformava stagionalmente ed era un albero molto importante per i pastori suoi devoti, poiché era associato ai temporali e con il mese in cui nascevano gli agnelli”. Proprio Zeus era stato allevato da tre esseri sovrannaturali, le ninfe Melissa, Amaltea e Adrastea, quasi a richiamare la triade norrena. Adrastea viene talvolta associata a Nemesi, antica dea del frassino e giustiziera di ogni hybris, che sarebbe da accostare alla norna Urdhr.
Poco o nulla sappiamo delle ninfe del frassino, le Melìe, se non che nascono dal sangue di Urano, castrato dal figlio Crono… se queste non hanno particolare rilievo nel panorama leggendario, possiamo per lo meno azzardarne un’origine piuttosto antica, certamente prima dell’avvento mitico di Zeus.
Lungo la storia. Nelle ondate di popoli nomadi indoeuropei che invasero la pacifica Europa dei tempi della Dea, si possono individuare gli Achei portatori del culto di Zeus, ultimi a imporsi nel continente, e gli Eoli che sarebbero invece da collegarsi agli adoratori di Poseidone, definiti da Esiodo come razza “di bronzo, discesa dai frassini”. Frassino e bronzo sono due esempi di durezza e proprio gli antichi Elleni erano equipaggiati con armi fatte di questi materiali: la parola melia, che ricorre spesso nei poemi omerici, ha soltanto due significati: lancia e frassino (la contesa per la supremazia tra Zeus e Poseidone sarebbe anche da ritrovarsi nel loro opposto schieramento durante la guerra di Troia). Che idea possiamo quindi farci della ninfa del frassino… le Melie erano particolari sacerdotesse della Dea nella sua apparizione arborea, al pari delle cariatidi di Artemide? Il personaggio di Melia è una delle versioni della stessa divinità che appare anche come Nemesi? E una di esse diviene a un certo punto madre e sposa di Poseidone come coppia divina o nutrice di Zeus con il nome di Adrastea? Non lo sapremo probabilmente mai, ma il bello di queste nozioni perdute è che lasciano oggi alla nostra immaginazione di credere ciò che vogliamo.
23 November 2021 at 8:24
Che bell’approfondimento, è stato interessante leggerti!
25 November 2021 at 14:41
Grazie mille Gioconda, che bello saperlo!