L’iniziativa Mermay, che coinvolge artisti di tutto il mondo e che si svolge lungo il mese di maggio, è solo l’ultimo di mille esempi che potremmo fare sul fascino che le sirene esercitano da sempre su di noi. Perché? Forse perché sono esseri che vivono nella fantasia umana da moltissimo tempo e sono strettamente collegati all’acqua, fonte di vita: le sirene sono indissociabili dagli spiriti dell’acqua, di cui incarnano una forma particolare. Nel Medioevo sono diventate allegorie moralizzanti per la Chiesa e sono entrate nei bestiari fondendosi con i geni acquatici che hanno prestato loro la coda di pesce, allorché erano note per avere aspetto di uccelli.
Ma cosa sappiamo di loro dalle fonti mitologiche? Diverse sono le spiegazioni circa le origini delle sirene: figlie di Acheloo e Calliope, di Forco e Sterope, figlie di Gaia stessa… Sono localizzate sulle spiagge dell’Italia meridionale, soprattutto vicino allo stretto di Messina, incarnando la seduzione e i pericoli del mare. Altro carattere che le contraddistingue è l’essere divinità musicali, che la posterità tradurrà come femmine seducenti dalle voci melodiose e accattivanti.
Chiamate Seiren in greco, siren, -is o sirena, -ae in latino sono comunque creature favolose dal nome parlante: i filologi hanno proposto varie etimologie di seren/seiren, termine che deriverebbe dalla radice indo-europea *si- “legare”, che in greco avrebbe originato seira “catena, corda” e seirazein verbo per “legare con una corda”... Così le sirene sarebbero delle incatenatrici che legano gli uomini attraverso il loro canto.

Il vasto repertorio nordico. C’è anche chi ha accostato seiren a Seirios, ovvero l’astro Sirio, e alla divinità orientale Siria, ma è nel mondo scandinavo che assistiamo alla fusione della sirena con altri spiriti acquatici: la margygr è ad esempio un mostruoso essere femminile dalla cinta in su, con abbondante seno, lunghi capelli, braccia, collo e testa del tutto simili a quelli umani. Talvolta le sue mani sono descritte con una membrana che collega le varie dita, come le zampe degli uccelli acquatici. Dalla vita in giù, appare come un pesce, con scaglie, coda e pinne. Esistono poi le ondine (saekona), mostri nell’acqua ma donne come le altre sulla terra ferma; nelle ballate scandinave medievali la sirena è chiamata anche “donna elfa” (elfkone), mentre è attestato in Germania il merîmîn, merimenni che indica tanto la sirena quanto la lamia e, successivamente, merminne diventa uno degli epiteti con cui si designano le fate, oltre che le sirene. Le sirene con il dono della preveggenza sono le siokonur (donne del mare). Merwîp/merfrouwe, “donna di mare”, è anche il nome delle ondine che vivono nelle acque dolci e quello delle fate; merwunder, possiede un vastissimo campo semantico e indica tanto le meraviglie del mare, quanto i mostri e gli ibridi che possono vivere tra il mondo marino e quello umano… in inglese mermaid è sia la sirena che l’ondina.
Pittura e iconografia d’altronde hanno rappresentato le sirene in svariati modi, anche a seconda della mitologia.

Come uccello e come pesce. Ritrovamenti archeologici attestano che la sirena appariva nell’Antica Grecia come un uccello dalla testa di donna e dal carattere ambivalente, temuta come spirito incubo e onorata come divinità psicopompa; esordisce nella letteratura occidentale grazie a Omero il quale afferma chiaramente che le sirene erano due… La posterità conserverà l’idea del canto di una bellezza mortale e alcune tradizioni successive indicano due o quattro sirene (in certi casi specificando come una suonasse la lira, l’altra il flauto, la terza cantasse). La leggenda degli Argonauti parla della loro dimora, localizzata su un’isola. Secondo Ovidio non avrebbero posseduto in partenza le ali, ma le avrebbero chieste agli dei dopo aver visto rapire la loro compagna Persefone e poter volare nel mondo alla sua ricerca; secondo altri autori Demetra, infuriata per non aver impedito il ratto della figlia, le avrebbe così punite; altri ancora lo ritengono un castigo da parte di Afrodite, offesa dal disinteresse delle sirene nei confronti dell’amore…
Nella Bibbia sono esseri diabolici spesso confuse con le lamie e questa rilettura antica della sirena è stata veicolata dai bestiari medievali che facevano del canto l’emblema di queste creature con tutti i pericoli che rappresentavano per l’uomo.
Ma quella che è rimasta in tutte le memorie e nelle sculture medievali, di solito con un pettine in mano e uno specchio o un pesce nell’altra, è la sirena pisciforme. Secondo gli antichi la sirena era un uccello con testa di donna, simile alle Arpie, ma diventa un essere ibrido e marino forse per l’influenza della leggenda di Scilla, mezza donna e mezza delfino, la quale pure raccoglie i naufraghi in mare. La sirena uccide con il suo canto, Scilla affondando l’imbarcazione, ecco cosa distingue l’una dall’altra: questa era la credenza diffusa anticamente. Inoltre la sirena sarebbe stata una creatura bifida, così come ritratta nei capitelli delle cattedrali romaniche (anche se esiste in Provenza un caso di sirena a quadrupla coda!)… La sua descrizione nei bestiari e nelle enciclopedie, in cui non manca mai un intero capitolo dedicato alla sirena pisciforme rendendola così famosa presso letterati e poeti, varia poi da pesce a forma di donna o di dragone; poco noti sono i casi di sirena uccello e pesce insieme, seppure non troppo rari nell’iconografia medievale… si tratta di una sirena molto ibrida che pare essere descritta per la prima volta nel XIII secolo: avrebbe allora un corpo di aquila, zampe artigliate adatte a lacerare, ma senza coda di pesce… c’è stato dunque un momento di esitazione tra le due forme. Gli autori che descrivono la sirena come serpentes cristati et alati, testimoniano la confusione con le sirene orientali e le classificano nella categoria dei demoni: quando la figura della donna serpente è diventata troppo aliena alla cultura europea, essa è stata sistematicamente soppiantata dalla donna pesce nella transizione dal folclore locale, derivato da culti arcaici, alla letteratura tardomedievale. Successivamente la sirena è stata confusa con l’ondina, spirito femminile delle acque, e in quest’ultima fase -pur mantenendo la dimora acquatica- ha perso anche la coda.

Evoluzione culturale della sirena. Avversari delle sirene furono i letterati medievali in lotta contro la mitologia antica, sottolineando come si trattasse solo di favolette, e i chierici che utilizzarono la figura delle tre sirene come allegoria dei peccati maggiori (invidia, orgoglio e lussuria), facendo del mare nient’altro che il nostro mondo metaforizzato in cui l’essere ibrido marino diventava simbolo dell’uomo che si reca in chiesa tutte le domeniche, ma che in realtà pecca il resto del tempo, corpo di umano e anima di bestia. Nei romanzi d’avventura la sirena interpreta però un duplice ruolo: secondo quando trasmesso dagli uomini di cultura e di chiesa essa è un essere pericoloso che compare con l’arrivo delle tempeste, ma è talvolta colei che salva sia i naufraghi che, secondo un topos letterario dell’epoca, un neonato abbandonato ai flutti (perché esposto o perché la madre non c’è più); a questa tradizione sono da collegare le immagini di sirene che allattano un infante. L’aspetto soccorritore della sirena è ampiamente conforme alle leggende nordiche degli spiriti/geni delle acque e la confusione potrebbe essere data dalla sovrapposizione dei vari repertori mitologici.
Ricerche etnografiche condotte tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento in Francia hanno messo in luce come nei racconti tradizionali le sirene ormai non cantino più e abbiano addirittura perso la coda in alcuni casi. Sono spesso immaginate come esseri dalla folta chioma bionda con un pettine e, a volte, una cintura magica, pluricentenarie e con dei famigliari, annunciano il cattivo tempo e possono mutarsi in uccelli (reminiscenza della sirena uccello o connessione con la creatura sovrannaturale della donna-cigno celtica?). Certamente c’è stato un momento nello sviluppo della cultura europea in cui la sirena da essere ornitomorfo del Mediterraneo è diventato un mostro marino dei mari del Nord: la fusione con le ondine nordiche ha dato vita a una nuova realtà mitica, quella della fanciulla del mare la cui esistenza non è mai stata messa in dubbio in ambito celtico e germanico e il cui passato alato non ha nulla in comune. La letteratura lascia filtrare l’idea che la sirena, prima di essere demonizzata dalla Chiesa, fosse una creatura generosa e benevola verso gli umani e che la sirena medievale abbia ereditato molto dalle ondine, andando pian piano ad assimilarsi ad esse, come autentici spiriti dell’acqua.

Un post più recente è disponibile QUI, mentre questo è dedicato al corpo della sirena.