Mélusine viene considerata un personaggio chiave della mitologia francese e, anche se il suo nome è legato principalmente ai romanzi di fine XIV secolo di Jean d’Arras e Coudrette, il soggetto che vi sta dietro è molto più antico. Lo dimostra il fatto che a questa figura si legano diversi motivi leggendari come divinità delle acque, genius loci, entità ctonia, essere succube giunto dall’oltretomba infernale per unirsi carnalmente con un uomo, annunciatrice di morte, vouivre e sirena; appare inoltre come dea madre oggetto di culti ancestrali… si tratta di un personaggio davvero complesso: donna, fata, serpente e poi drago, partecipe di tutti gli elementi e di tutte le nature, la cui origine arcaica pare indubbia.
La storia della fata Melusina è ben riassunta da Leonora Camusso (con la quale ho collaborato per creare la Madamina Mitologica di questo mese) e può essere letta QUI, cosa che vi raccomando di fare per poter comprendere meglio questo articolo!
Di seguito infatti approfondiamo l’origine del personaggio da un punto di vista storico e antropologico, analizzando i principali elementi che lo caratterizzano.

Creatura delle acque. Gli studiosi che hanno approcciato la grande tematica legata al personaggio di Mélusine affermano che si tratta quasi certamente di un residuo di antichi culti dedicati a una divinità femminile, quando non proprio alla grande Dea venerata in Europa prima dell’arrivo degli Indoeuropei. Prova ne è il fatto che, fin dalla sua entrata in scena, questo personaggio è legato indissolubilmente all’acqua: Melusina esordisce nella vicenda presso una fontana ed è all’acqua che essa torna settimanalmente, quando riprende le sue reali sembianze, lontana da occhi umani. L’acqua aveva in tempi antichi un potere oracolare mantenuto nel personaggio che, infatti, predice al cavaliere il suo destino, ma è anche elemento di rigenerazione: se si riteneva un tempo che l’abitudine descritta nel romanzo di fare il bagno ogni sabato fosse una sorta di penitenza ciclica (legata alla credenza del periodico sangue velenifero mestruale), oggi si pensa che si tratti più di un’acqua di rigenerazione, legata al segreto, al mistero sacro e alla natura serpentina di Mélusine. D’altronde abbiamo già visto come il serpente in ambito celtico (quale siamo calati tramite il territorio francese, teatro degli avvenimenti) fosse connesso all’acqua e al rinnovamento della vita: la fata appare perciò una dea delle acque sotterranee, dei flussi che sgorgano dalla terra, luoghi prediletti di serpenti e vouivres* (e che potrebbe, tra le altre, riferirsi a una dea celtica protettrice di sorgenti e corsi d’acqua come Sirona o come Damona).

Divinità femminile. L’origine di Mélusine, come fata, ninfa o genio delle acque -l’abbiamo intuito- è molto antica; diverse sono le ipotesi su quale sia la tradizione a cui farla risalire… a partire dal suo stesso nome: la Parca gallica Mélicine, la Lucina romana (Mère Lucine, in francese), Mélugina venerata dai Liguri o Milouziena, dea degli Sciti; ma anche fate benevole e Dame Bianche sono esseri sovrannaturali che le possono essere accostati. Non dimentichiamoci poi che, all’inizio della storia, la fata compare in compagnia delle due sorelle, probabile rimando alla triade di dee diffuse in tutto il repertorio mitologico europeo. Studiosi di letteratura medievale hanno messo in luce come nella vicenda si sia operato un rovesciamento dei ruoli rispetto l’antica ierogamia, dove il titolo sacro dello sposo gli era dato in virtù delle sue nozze con la Dea, alla visione tutta cristiana in cui è la donna (diabolica) a ricercare la redenzione dalla sua natura attraverso l’unione con un uomo. Sarebbe questa una prova importante che la figura di Melusina sia un residuo dell’antica dea dal culto ormai decaduto.

Pesce, serpente e… anguilla. Se poco chiara è l’origine di Mélusine, il suo aspetto non è molto più certo. Nell’iconografia del XV secolo riscontriamo la confusione maggiore, quando viene sistematicamente rappresentata come una sirena che fa il bagno in una tinozza, pinna caudale che esce dall’acqua e nelle mani un pettine e uno specchio (secondo il topos dell’epoca). Curioso come in araldica e in storia dell’arte le melusine siano divenute sirene a coda bifida! Questo cortocircuito culturale può spiegarsi con il fatto che, ad un certo punto della storia europea, l’idea della donna serpente è diventata intollerabile e le si è preferita la donna pesce (anche se la figura femminile è rimasta diabolica e allegoria della Chiesa per raccontare i peccati dell’uomo… sono ben lontani i tempi della simpatica sirenetta di Disney!). Nei romanzi di Jean d’Arras e Coudrette, Mélusine è indiscutibilmente una donna serpente, che anzi si evolve successivamente in donna dragone.
Sono numerosi gli esempi di esseri mitici metà donna e metà serpente e, tra i molti, è affascinante prendere in considerazione una divinità della Scizia, che avrebbe generato con Eracle tre figli tra cui Skythès, progenitore del popolo degli Sciti. In altra epoca, durante l’espansione di Roma, è risaputo che numerose tribù di Sciti furono mandate a combattere come mercenari ai confini dell’impero: una di queste si sarebbe stanziata nel Poitou francese, luogo in cui sono ambientate le vicende della fata Melusina. In questa regione Mélusine è protagonista di numerose leggende, soprattutto come fondatrice di città e, essendo proprio la cittadina di Pons una tra quelle edificate dalla fata, abbiamo deciso di ispirarci a questa variante per la Madamina mitologica che appare in sembianze di anguilla: si narra che questo enorme pesce che nuotava nel fossato del castello di Pons fosse da far risalire a una variante di Mélusine. La coda dell’anguilla potrebbe essere una deformazione di quella di serpente, oppure una via di mezzo tra serpente e pesce, ma la gente del posto affermava che sentire tintinnare la campanella che l’anguilla portava al collo, era come udire il grido della fata… gli abitanti del palazzo sapevano che la sventura stava per abbattersi sul maniero.
Ci sembrava inoltre che l’anguilla esprimesse pienamente il concetto di limite che Melusina incarna valicando continuamente la dimensione umana e non, la terra e l’acqua… così come questo pesce che sa adattarsi ad ambienti differenti e ha una forma che sfugge alle semplici classificazioni.

* creatura dall’aspetto di serpente alato o con un solo occhio di pietra preziosa sulla fronte, riscontrabile nel folclore -tra gli altri- delle Alpi occidentali. Se ne può leggere nel volume Leggende delle Alpi, di Maria Savi Lopez.

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