Tra le tradizioni legate al giorno (o meglio, la notte!) di San Giovanni ce n’è anche una che ci porta nella capitale d’Italia: la sera del 23 giugno è infatti usanza banchettare a lumache. Questa pratica è motivata con la credenza che fosse un rimedio -l’ennesimo- per scongiurare l’incontro con le streghe che, si sa, quella notte sono particolarmente attive… Secondo altre versioni, oltre che il buon senso grazie al quale una scorpacciata di questi animaletti avrebbe salvato un bel po’ di coltivazioni, la spiegazione è da ricercarsi nella superstizione di mangiare/eliminare creature malevole, perché cornute. Quest’ultima motivazione -ma è un’opinione personale- puzza un po’ di sincretismo cristiano perché gli animali cornuti sono, in storia delle religioni, simboli per eccellenza di abbondanza e fertilità, su tutti il bovino e la capra. Potrebbe non essere stato diverso per la lumaca, che già di suo è carica di significati rigenerativi grazie alla sua chiocciola: il simbolismo della spirale e dell’acqua sono da sempre, e quasi ovunque, connessi alla nascita e alla vita. Dopo l’avvento del Cristianesimo le corna, in quanto attributo animale e affatto umano, per la religione ufficiale rappresentavano, allontanandosi dal modello di uomo creato dalla perfezione di Dio, esclusivamente la ferinità e -di conseguenza- la non-umanità, la corruzione e contaminazione, in breve il perfetto tratto distintivo del diavolo.
Si è cristallizzata nei secoli successivi l’immagine del Diavolo come di un caprone e, molto spesso, gli artisti cristiani hanno attinto a piene mani dai personaggi del folclore, un esempio su tutti il Krampus alpino.

Per chiudere il Piccolo calendario del (non) Avvento con un circolo che tanto piacerebbe alla chiocciola cornuta, vorrei lasciarvi con una suggestione sul mese prossimo venturo e su una festa romana alquanto misteriosa, le Nonae Caprotine. Si tratta di una ricorrenza anomala già dal fatto che, nel calendario romano, le idi e le none erano rispettivamente sotto la tutela di Giunone e di Giove. Luglio sfugge a questa consuetudine e vede le none assegnate a Iuno Caprotina, giorno in cui le donne sacrificano sotto un caprifico (fico selvatico). Benché non vi siano documentazioni letterarie certe sull’identificazione tra la capra questa festa, che riguarda probabilmente il solo albero, sono numerose le raffigurazioni romane di una Giunone che indossa l’egida di capra e che viene fatta risalire alla dea etrusca Uni, così come alla Iuno Sospita dei Lanuvini (popolazione stanziata tra Roma e Latina) celebrata il I° febbraio. Poco si sa di questa divinità, ma si ritiene che da lei dipendesse la fecondità dei campi in quanto Signora del tempo atmosferico e della pioggia.

Per approfondire.
La storia della maschera natalizia alpina del Krampus.
Per scoprire la simbologia di abbondanza della capra.
Una capra incisa su un masso in Val Pellice.
E parlare di chiocciole e conchiglie fossili davanti una chiesa dell’astigiano.
Qualche informazione sulla dea di giugno, Giunone.
E qualche altra sul dio caprino per eccellenza: Dioniso (e, volendo su un altro celebre capro, Pan).