Ecco cosa scrivevamo lo scorso anno, proprio nel calendario dell’avvento: “Oggi è il giorno di Santa Lucia, ma nella tradizione del Nord Europa era dedicato alla terribile troll femmina Lusse: rappresentata con orribili maschere, abbigliata con pelli animali e parte della Caccia selvaggia [che rientrerebbe] nella tradizione di figure femminili legate al solstizio invernale. Una di queste è la tedesca Hulda, festeggiata il giovedì prima della vigilia di Yule, dea brumale dal orrendo aspetto di vecchia con occhi incandescenti e immaginata a soffiare nel suo corno a capo della Wutende heer (“armata furiosa” incredibilmente somigliante alla Caccia selvaggia) e connessa all’attività del filare”.

La dea che vola di notte. Sono molte le testimonianze del folclore europeo relative a una credenza popolare di voli notturni da parte di donne in estasi al seguito di una divinità femminile che prende nomi diversi a seconda del luogo: Holda, Abundia, Perchta, Diana. Bisogna però fare una distinzione in merito al prodotto culturale del corteo notturno: pare infatti che l’unica figura femminile a guidare la cosiddetta Caccia selvaggia sia Perchta (con la sua versione svedese Lusse), poiché solitamente a capo di questa masnada di morti era collocato un personaggio mitico maschile come Wotan/Odino, Hellequin/Arlecchino, Artù, Cnut… La processione di donne in estasi solitamente appariva alle donne (al contrario del caso precedente) e diversi erano anche i tempi di questi cortei: se quello della dea veniva ripetuto regolarmente in date precise durante l’anno, la Caccia selvaggia era invece circoscritta al periodo delle Dodici notti, ovvero tra Natale e l’Epifania.

Differenze sul corteo notturno. Studi su questi fenomeni hanno messo dunque in luce come siano confluite insieme una serie di credenze (cristallizzate poi nell’immagine delle streghe che si recano in volo sulla scopa ai sabba, in compagnia di demoni e animali satanici) che sommano il culto di una dea dell’abbondanza, che attinge questo suo potere nel rapporto con gli inferi e i morti. Tale culto era probabilmente appannaggio delle donne, mentre la schiera dei morti si identifica in un’attività prettamente maschile, la caccia, solo in determinate zone del continente europeo. La spiegazione a tutto ciò sarebbe da ritrovarsi nel substrato culturale delle varie zone in cui queste credenze sono sopravvissute (in varie forme dalla leggenda, alla favola, al rito scaramantico, alla tradizione contadina): laddove la componente celtica era più marcata, il culto femminile reso a una dea della natura è rimasto il tema portante, a differenza invece delle zone a influenza germanica che hanno mantenuto a capo della Caccia selvaggia una figura maschile e una forte connessione con l’aldilà.

Diana la strega. A partire dall’analisi dei materiali sul sabba e sulla caccia alle streghe, possiamo delineare il seguente quadro: in tutta Europa la credenza pagana in figure femminili collegate al solstizio d’inverno, seppur con diverse sfumature, resisteva nel tempo. Nel caso dell’Europa continentale, quello che gli inquisitori scelsero più spesso per riferirsi a questa dea fu il nome di Diana, soprattutto perché la figura classica -greca e latina- ben si sovrapponeva a quella delle varie Matres e divinità locali celtiche (è riportata ad esempio nella Britannia pagana del 700 d.C. una “notte delle madri” che cadeva la notte di Natale). Nel processo di abbattimento dell’idolatria, la Diana portatrice di fertilità (il cui culto notturno non accennava a venir meno nelle campagne) venne mutata letteralmente in strega, appiccicandole tutti i connotati negativi delle varie figure folcloriche del resto dell’Europa, come il carattere terribile di Perchta e Holda, condottiere della Caccia selvaggia. E però. A quanto pare, dal nostro piccolo excursus sulle dee invernali, qualcosa della generosità di queste figure divine è rimasto fino a noi… se è vero che oggi molte di loro sono ancora tenute da conto dai nostri bambini perché portino loro un dono o un dolcetto!