Se il Father Christmas anglofono, la personificazione del Natale, portatore di doni e sinonimo di Babbo Natale è piuttosto famoso, si tratta di una figura, di certo dalle origini antiche, ma in realtà piuttosto recente. Dopo la lunga carrellata di dee invernali (spoiler: e ne arriveranno ancora altre!) vogliamo restituire qualche quota azzurra e parlare anche delle figure maschili legate a questa stagione… come vedrete, molti di questi sono compagni di San Nicola o sono comunque connessi a lui in qualche modo. Vi avevo detto che ne avremo parlato e ogni promessa è debito!

Uno sguardo a Est. Nelle caselline dei giorni scorsi ci siamo già imbattuti nella celebre versione russa di Babbo Natale che è Ded Moroz, ovvero Nonno Gelo: se ricordate sua nipote è Snegurochka, la fanciulla di neve che, secondo altre versioni, ne sarebbe invece la figlia, avuta dalla Regina delle nevi… i due sarebbero emblema della coppia stagionale (vecchio) inverno – (giovane) primavera. Il portatore di doni russo per eccellenza era San Nicola, santo patrono del paese, ma l’immagine del santo sarebbe ricalcata su quella dell’antico eroe Morozko, potente fabbro capace d’incatenare l’acqua con le sue gelate. Morozko conserva il tratto caratteriale dei personaggi arcaici: il suo rapporto con gli uomini è talvolta di generosità e cuore, mentre altre volte, soprattutto con i pigri e i meschini, è di grande severità. Nell’Est europeo, alla vigilia del giorno di San Nicola, è Mikulás a passare dai bambini per lasciare i doni in linea con la loro condotta: leccornie e giocattoli per i buoni, carbone e pezzi di carota o patate per gli altri. Curiosamente Mikulás, un ibrido di Babbo Natale e San Nicola, si fa accompagnare da ben due aiutanti nel suo peregrinare, un angelo e un Krampusz -sorta di elfo demoniaco il cui nome ci ricorda qualcun altro- incaricato di portare a tutti i bambini, indistintamente dal loro comportamento, un fascio di verghe dipinte d’oro simili a piccole scope.

San Nicola e i suoi doppi. Altri aiutanti europei di San Nicola sono il tedesco Knecht Ruprecht (“Ruprecht il servo”) monaco dalla barba sporca e incolta, che veste un lungo mantello e che reca con sé una frusta per punire o minacciare i bambini cattivi; alla medesima categoria possiamo ascrivere il Père Fouettard francese, dotato di frusta (fouet) con cui minaccia i bambini mentre San Nicola consegna loro i doni. Anche nei Paesi Bassi San Nicola è accompagnato da un servo che lo aiuta, ma in questo caso la sua particolarità è di essere nero (dalla pelle scura o sporco di fuliggine, a seconda delle versioni): è comunque evidente che tutti rappresentino la doppia natura che Morozko accoglieva interamente in sé. E simile a lui è il Belsnickel tedesco, uomo vestito di pellicce logore e sporche, che visita in solitudine i bambini con una frusta in mano, ma anche con le tasche piene di dolci e frutta.

Il lato selvaggio del Natale. Il carattere nero del personaggio natalizio si ritrova anche nell’Olentzero basco, carbonaio e popolare portatore di doni che, alla vigilia di Natale, scende dalle montagne per annunciare la nascita di Gesù. Viene figurato talvolta come un uomo grasso, nero di carbone e ubriacone ma alcune leggende lo raccontano anche come un neonato esposto nella foresta e salvato da una fata, che lo renderebbe quindi più simile all’Uomo selvaggio (il tema dell’uscita dal mondo selvatico per portare eccezionalmente i doni ai bambini lo avevamo già incontrato parlando di Grýla e gli jólasveinar). Il tema dell’Uomo selvatico verrà ripreso nel periodo di Carnevale, quando vi parlerò delle mascherate stagionali (che post denso di anticipazioni!) ma la sua presenza è assolutamente pertinente se consideriamo il tempo carnevalesco come l’inizio del nuovo anno vegetativo di cui il selvaggio è simbolo e la sua prossimità con il Natale/solstizio d’inverno che invece segna la fine di quello vecchio.