Anni fa, quando ho iniziato a scrivere con costanza questo blog, avevo pensato di condividere con voi i luoghi speciali che mi sarebbe capitato di visitare con l’idea di farne una rubrica periodica. Poi sapete meglio di me cos’ha portato il 2020 (no, non la mia secondogenita, che per un soffio è nata ancora nel 2019!): a causa del virus nessuno di noi ha più potuto spostarsi, né frequentare musei. Ogni estate ho fatto qualche gita e ho continuato le mie aperture al piccolo museo etnografico di Rorà, in Val Pellice, ma nulla che mi mettesse davvero nella condizione psicologica di riprendere con serenità questo tipo di post. Da quest’insoddisfazione, ammetto, sono nati gli articoli della Storia nella roccia… brevi escursioni sul territorio che mi permettono di “sfogare tutta la componente nerd” che c’è in me, parlandovi di argomenti che non sono immediatamente collegati al sito in questione. Ma forse ci siamo, no? È aprile e l’emergenza sanitaria più o meno rientrata: per fortuna, avevo ancora un colpo in canna, e ho tutta l’intenzione di giocamela seduta stante, perché è letteralmente dal 2019 che aspetto di parlarvi dello straordinario Museo archeologico dell’Alto Adige e del suo celebre ospite Ötzi!
Breve storia (di una star). Chi non conosce l’Uomo del Similaun, Iceman, la Mummia dei Ghiacci, ribattezzato Ötzi dal luogo del suo ritrovamento sulle Ötztaler Alpen, catena montuosa tra Austria e Italia? Quando ci si accosta a questo argomento la narrazione si spezza inevitabilmente in due: da un lato la storia della sua scoperta e del suo recupero, avvenuti nel settembre del 1991 dopo la segnalazione dei coniugi Simon di Norimberga, convinti di essersi imbattuti durante la loro escursione, nel corpo di un alpinista scomparso anni prima. Il recupero del corpo non fu facile, a partire dal fatto che nessuno aveva capito di cosa si trattasse in realtà… la mummia presenta infatti alcuni danni causati dall’estrazione, non proprio ortodossa, dal ghiaccio. Solo qualche giorno dopo il ritrovamento il corpo venne finalmente visionato da uno studioso di preistoria che si rese conto dell’eccezionale natura della salma. Da quel momento in poi, il valico alpino dove Ötzi ha riposato per 5300 anni, divenne teatro di continui ritrovamenti, grazie all’intero corredo da viaggio dell’uomo.
Chi era? Oggi Ötzi è conservato con ogni cura presso il Museo archeologico dell’Alto Adige, in una speciale cella che ne garantisce la conservazione (anche in caso di catastrofe!) ed è stato sottoposto a indagini scientifiche all’avanguardia; la visita al museo è strutturata come se si conducesse l’indagine in prima persona, con l’acquisizione costante di nuove prove e risultati… e quindi, cosa sappiamo oggi di lui? Ötzi era un uomo di 46 anni, alto circa 160 cm, molto probabilmente aveva la barba e di certo possedeva capelli lunghi, ondulati e castano scuro. Come la gente della sua epoca aveva denti e unghie usurati per l’utilizzo come strumenti nella lavorazione di pelli e di minerali e i suoi polmoni erano anneriti dal fumo dei focolari. Possedeva circa 61 piccoli tatuaggi, probabilmente eseguiti a scopo terapeutico, realizzati tramite tagli nella pelle e polvere di carbone strofinata sopra. Oltre alle preziose informazioni derivate dalla mummia di Ötzi (cosa aveva mangiato, come apparivano le persone all’epoca), un buon numero di curiosità del nostro remoto passato sono legate allo straordinario corredo con cui viaggiava: era infatti attrezzato per l’alta montagna e per le rigide temperature che avrebbe dovuto affrontare.
Un corpo, tante informazioni. L’abbigliamento di Ötzi era costituito prevalentemente da indumenti di pelle, più due di fibre vegetali intrecciate, che hanno corretto le precedenti conoscenze secondo cui, all’epoca, la tessitura sarebbe già arrivata in Europa; portava doppie scarpe imbottite di fieno per isolare dal freddo (una di queste era ancora calzata al piede), possedeva alcune armi tra cui una pregevole ascia di rame, arco e frecce, funghi-esca per accendere un fuoco e il necessario per trasportare le braci… Quindi si trattava di una persona esperta e perfettamente adattata al suo ambiente. La domanda che tutti si pongono è: se Ötzi era preparato al viaggio che doveva affrontare, quale incidente gli accorse? Anche qui, l’esame del suo corpo mummificato ha dato parecchie risposte, anche se non una teoria definitiva! Nel 2001 infatti venne scoperta, conficcata vicino la scapola sinistra, la punta di una freccia: era stato quindi colpito alle spalle e la lesione lo fece morire in breve tempo per un’emorragia interna.
E mille domande. Quello che non sapremo mai è chi scagliò la freccia letale e, soprattutto, perché. In definitiva, a ogni soluzione pare nascere una nuova domanda… Grazie all’analisi di denti e intestino si è capito che Ötzi era originario dell’attuale Val d’Isarco (Alto Adige) e che doveva aver vissuto non troppo distante da dove morì. Sul suo ruolo sociale non ci sono certezze: ritrovato nei pressi di un valico molto frequentato, non aveva con sé attrezzi per l’estrazione di minerali, quindi non era un cercatore; non era un contadino, perché era equipaggiato per un lungo soggiorno lontano da casa, incompatibile con la cura dei campi; né era un pastore poiché non sono stati trovati su di lui peli di capra, pecora o cane; l’ascia in metallo fa presumere che si trattasse di una persona di una certa importanza (un guerriero o un capo), ma perché era solo? L’ascia stessa era realizzata con rame toscano, ma se si fosse trattato di un mercante, come mai non possedeva con sé degli oggetti da scambiare e commerciare? Un cacciatore non si sarebbe recato su un ghiacciaio in cerca di prede e c’è chi ha sostenuto, ispirato da alcuni insoliti oggetti del corredo, che Ötzi sarebbe stato una sorta di sciamano, ma chi avrebbe osato uccidere una simile figura di spicco?
Evidentemente ci sono interrogativi che non verranno mai soddisfatti, ma la sorte dell’Uomo venuto dal ghiaccio ha avuto così tanti colpi di scena che ormai siamo pronti davvero a tutto! E le ricerche su di lui proseguono…
Info. Per ogni riferimento alla visita presso il bellissimo museo di Bolzano che ospita attualmente Ötzi il link del Museo Archeologico dell’Alto Adige è QUI; per vivere un’esperienza immersiva e letteralmente sul campo, esiste l’archeoParc Val Senales in apertura il 14 aprile (che non ho personalmente visitato) e il cui sito con le varie attività è consultabile QUI.
Se invece vi ha preso la curiosità di sapere quali altri musei storici porto nel cuore potete recuperare i vecchi post dedicati al Laténium di Neuchâtel in Svizzera e al sito megalitico di Saint-Martin-de-Corléans a Aosta.
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