Sono le nostre emozioni a trasformare il materiale archeologico in patrimonio culturale.
Con questa frase si presenta la nuova esposizione temporanea del Laténium di Neuchâtel, parco e museo archeologico svizzero che ho avuto la fortuna di visitare lo scorso anno.Il nome del museo è una dedica al vicino paese di La Téne, famoso poiché i ritrovamenti archeologici lì avvenuti hanno dato il nome ad uno dei più importanti periodi culturali europei, ovvero quello dei Celti dell’Età del Ferro… allestito dai tempi più recenti a quelli antichi, propone una straordinaria passeggiata attraverso 500 secoli di storia nel cuore dell’Europa.

Tra Mediterraneo e Mare del Nord. I reperti più antichi si trovano alla fine del museo, nella sezione chiamata “Nel paese del grande orso”, e consistono in ritrovamenti umani e animali effettuati in una grotta della zona databili al periodo dell’uomo di Neanderthal (dal 40.000 al 100.000 a.C.). Si passa quindi attraverso il periodo glaciale, rappresentato con alti pannelli luminosi azzurri che riescono a rendere l’idea dell’imponenza dei ghiacci, per giungere alla sezione -a mio avviso- più interessante del museo: “Sulla pista dei cacciatori” che propone un allestimento in cui si deve procedere sinuosamente, come su un sentiero boschivo, tra gli oggetti della vita quotidiana dell’epoca; i manufatti sono disposti quasi a terra, quasi fossero stati abbandonati attorno al focolare, e ci sono panche e muretti che permettono di sedersi accanto ai reperti, per osservarli da vicino: si tratta di oggetti di taglia minuta ideali per essere trasportarti dai cacciatori raccoglitori nomadi di Mesolitico e Magdaleniano (dal 5.000 al 13.000 a.C.). All’esterno del museo è possibile osservare la ricostruzione di alcune capanne neolitiche di 6000 anni fa.

Les Lacustres. Così sono noti in tutta l’area elvetica le popolazioni palafitticole dell’Età del Bronzo e del Neolitico (dal 5.500 al 800 a.C.): grazie al ritrarsi delle acque dei laghi svizzeri, soprattutto quello di Zurigo, si è potuto assistere alla presenza di centinaia di pali conficcati nel terreno lacustre… per molti anni la teoria più accreditata era che si trattassero del resto di grandi piattaforme che reggevano interi villaggi costruiti sull’acqua. Di recente si è ammesso che i resti di queste abitazioni sorgevano un tempo in riva al lago e non direttamente su esso; a tal proposito all’esterno del museo, nella parte definita parco archeologico, è possibile vedere una bellissima ricostruzione di una palafitta, con tanto di piroghe e arredata come se fosse sopravvissuta intatta fino ad oggi. La sala è invece organizzata come se ci si trovasse in un villaggio dell’epoca, con tutte le attività che vi si svolgevano: lavorazione del bronzo, tessitura, falegnameria e ceramica… tutte attività artigianali che conosciamo ancora oggi e di cui se ne percepisce la lunga storia. Domina la sala un grande menhir, il cui viso scolpito pervade l’esposizione di forte spiritualità.

I Celti di La Téne. Se le sale precedenti toccavano alcune corde ancestrali dell’uomo, l’esposizione dedicata all’Età del Ferro (dal 1 al 800 a.C.) è quella che esteticamente lascia a bocca aperta. Qui sono esposti i manufatti rinvenuti nel celebre sito archeologico di La Téne, più di duemila tra spade, punte di lancia, umboni di scudo, finimenti equini, fibule e anelli… e, come riporta la guida del museo, “i Celti affascinano ancora oggi per l’ambivalenza espressa tra la violenza delle loro abitudini guerriere e la dolcezza della loro arte fatta tutta di rotondità”. Incredibili gli oggetti metallici lavorati in morbide forme di foglie ma dall’uso militare! All’esterno del museo si può poi osservare la ricostruzione di un ponte ritrovato non troppo distante dal sito, che presentava ancora tutti gli elementi al loro posto (non dimentichiamoci che le acque lacustri hanno permesso di conservare reperti altrove perduti) grazie al quale possiamo vedere oggi come appariva un ponte celtico.

Epoche recenti e parco archeologico. La visita si conclude (o inizia, se avete seguito il percorso canonico!) con tutta l’esposizione al piano terra che riguarda l’epoca romana e medievale. Da segnalare la grande sala denominata “Cinque millenni di navigazione” in cui è conservata una chiatta gallo-romana lunga più di 20m. Accanto a due piroghe preistoriche ritrovate nel lago e la vicina ricostruzione dell’antico habitat lacustre, alcuni filmati e pannelli illustrano l’importante attività di archeologia subacquea del luogo. Come accennato in altre parti, all’esterno è poi presente un parco archeologico in cui si possono osservare ricostruzioni di abitazioni di varie epoche, ma anche delle paludi e dell’antico livello delle acque del lago di Neuchâtel (molto più alto di oggi!); si possono osservare degli oggetti autentici (dolmen, menhir) o suggestive ricostruzioni come il tumulo funerario dell’Età del Ferro o il calco di suolo preistorico che permette di vedere su cosa camminavano i nostri antenati.

Info. I pannelli espositivi non sono scritti in italiano, ma è disponibile un’audioguida nella nostra lingua; tutta l’area è adatta ad essere visitata anche con dei bambini (mio figlio aveva 3 anni quando ci siamo stati). La struttura è a bordo lago, molto bella e di recente costruzione, e nel parco sono presenti anche dei giochi per bambini. Punto ristoro annesso. Parcheggio per auto adiacente. Per maggiori informazioni consultare il sito del Laténium. Se si è pratici di lingua francese consiglio questo breve video sui Lacustres.