Il 20 maggio è la Giornata mondiale delle api (che cade in questa data perché oggi nasceva nel 1734 il padre dell’apicoltura moderna Anton Janša)… ormai abbiamo sentito tutti parlare dell’importanza di questi piccoli magici insetti e della necessità di salvaguardare il futuro loro e, assieme, nostro.
Per quel poco che posso fare, ho chiamato a raccolta sia la solita partner in crime, l’illustratrice Leonora Camusso (che per l’occasione mi ha prestato un suo inedito paper toy!), che le mie Madamine mitologiche per raccontarvi di quanto il legame tra ape e umani sia lungo e fecondo.

Api di bosco e api di roccia. Gli esseri umani antichi vivevano nella natura e non solo ai suoi confini come accade oggi: erano certamente più consapevoli dei ritmi dell’ambiente circostante e delle abitudini di chi lo condivideva con loro. Piante e animali, ovviamente. L’ape rappresenta proprio questo scambio, questo contatto tra le due realtà note alla nostra specie… quella da cui nasciamo, la natura, e quella che abbiamo costruito, la cultura. Se -come abbiamo fatto tempo fa, parlando di Melissa- in epoca neolitica e agricola il culto dell’ape era destinato alla divinità della terra, nella sua forma di patrona dei campi e delle messi (= Demetra/Cerere), in un primo tempo la figura divina che meglio doveva corrispondere all’ape era probabilmente Artemide. In natura, le api costruiscono i favi all’interno di cavità come tronchi d’albero, in contesto boschivo, oppure negli anfratti rocciosi; nel Mediterraneo continuano a vivere confortevolmente nelle cavità laviche costiere. Queste le parole di Porfirio, riportate da Marija Gimbutas: “La luna, cui competeva condurre la nascita [si sta parlando di Artemide], veniva da loro chiamata Melissa” (il brano prosegue poi così: “[…] poiché le api sono generate dai tori e la luna -come pure il suo ascendere- è un toro. E le anime che passano alla Terra sono generate da tori” (per comprendere il nesso tra toro e api, si veda il post dedicato a Melissa).

Valore simbolico della cera. Se nulla dobbiamo aggiungere al tema culturale della luce (soprattutto dopo tutti questi anni di calendari dell’avvento!) che, appena una manciata di secoli fa, era inscindibile dall’oggetto della candela, possiamo fare un ulteriore salto indietro nel tempo. Alla fine del Paleolitico in una grotta dell’attuale Trentino i nostri avi decoravano sassi con un miscuglio di polvere d’ocra e cera d’api a scopo rituale (lo sappiamo perché i ciottoli sono stati depositati intenzionalmente con la parte decorata in giù, cosa che non avrebbe altrimenti senso). Essendo quel periodo determinato dal clima glaciale, ci si domanda come la comunità del posto si fosse procurata la cera (probabilmente frutto di scambio assieme alle conchiglie marine rinvenute in loco). L’utilizzo di un materiale che arrivava da lontano ci fa ragionare sul valore simbolico che possedeva presso quella cultura: si preferiva faticare per procurarselo anziché cercarne localmente uno che lo sostituisse.

Misteriosi raccoglitori e sacerdoti. La celebre pittura rupestre spagnola de La Cueva de la Araña ha messo gli studiosi sulla pista dell’attività di raccolta del miele svolta dalle donne: il corpo della figura che raccoglie i prodotti del favo in cima a un albero, e noto agli accademici come l’Uomo di Bicorp (dal nome del luogo presso il quale si trova la grotta), non ha caratteri prettamente maschili o femminili, ma è vero che il suo corpo risulta a clessidra e che nella Preistoria -siamo qui a cavallo tra Paleolitico e Mesolitico, in un arco temporale individuato tra il 9000 e il 6000 aC- corrisponde in realtà a come veniva dipinto il femminile nelle pitture rupestri. D’altronde sappiamo che il legame che si instaurava tra le donne e gli animali di cui si prendevano cura (sia nella notte dei tempi che in epoca contadina) ha generato prodotti culturali interessanti, come il rapporto tra il maiale e la donna della cascina iconograficamente riassunto nel tema della Madonna con il porcellino.
Infine, per restare in ambito di arte rupestre ma tornando al nostro paese, sono da segnalare le incisioni sarde che raffigurano api stilizzate presenti su alcune tombe del Tardo Neolitico (3500-2500 aC… gli accademici sostengono si tratti di figure maschili che eseguono dei riti, ma -anche qui- ci sono elementi che rendono equivocabile questa lettura).

Per approfondire.
La storia di Madamin Melissa, la Mitologica ispirata alla dea ape antropomorfica.
Il contributo creato oggi su Instagram per la Giornata mondiale delle api.
Vedere il Riparo Dalmeri in Trentino.
Ma anche la Grotta del Bue Marino in Sardegna.
Infine, vedere l’incisione spagnola della Cueva de la Araña.
Il valore culturale della candela e della luce.
Il legame tra donna e maiale in questa diretta Instagram.