In Europa l’agrifoglio è simbolo del sole calante e dell’arrivo del solstizio d’inverno: in pratica il vecchio anno solare. Associato nella tradizione celtica allo stesso Re agrifoglio, un anticipatore di Babbo Natale, viene sfidato dal Re della quercia al termine del periodo di Yule (solstizio invernale)… lo avevamo già visto nella leggenda della lotta tra lo scricciolo e il pettirosso. Nel mondo britannico pre-cristiano, l’agrifoglio rappresentava la protezione: piantare una siepe intorno alle case avrebbe tenuto lontani gli spiriti maligni, grazie alle sue foglie acuminate.

Oak King e Holly King. Secondo la mitologia celtica al solstizio d’inverno, il Re della quercia, Oak King, sconfigge il Re dell’agrifoglio, Holly King: la quercia è simbolo di resistenza e potenza, e anche se prima che Yule sia arrivato tutte le foglie e le ghiande sono cadute a terra, è sempre forte e robusta (dal lat. robustus, der. di robur -ant. robus– «forza», ma anche Quercus robur, albero identificabile con la farnia o il rovere) . Attributo di numerose divinità, la quercia rappresenta la vittoria e il trionfo… tipicamente le corone dei generali romani durante i Trionfi erano proprio di questa pianta.

I Re fino a noi e nel calendario. Dopo aver battuto il Re Agrifoglio, il Re Quercia regna fino a Mezza Estate, o Litha; ma quando arriva il solstizio d’estate, Holly King torna a combattere contro il vecchio re e lo sconfigge (in alcuni sistemi di credenze le date slittano agli equinozi: Oak King appare al suo massimo durante la mezza estate, così come la sua controparte è dominante durante il periodo natalizio, ecco forse perché ne anche un simbolo).
Il Re dell’agrifoglio viene spesso rappresentato come un Babbo Natale bucolico vestito di rosso, con un rametto di agrifoglio tra i capelli ricci, talvolta raffigurato mentre guida una tiro di otto cervi. Il Re della quercia è ritratto invece come un dio della fertilità, simile ai vari Re del bosco. Per questo motivo, governando per metà dell’anno e ritirandosi poi per i successivi sei mesi (fino a quando non è tempo di regnare nuovamente) essi potrebbero essere due aspetti di un unica divinità vegetante.

Due, ma in realtà uno. Questo almeno è quello che pensano Robert Graves e James Frazer: i due re sarebbero solo una delle tante versioni della coppia archetipica del dio-spirito della vegetazione in cui una delle due parti deve morire perché l’altra trionfi; il valore della vita dell’uomo-dio richiedeva la sua morte violenta come unico mezzo per salvaguardarla dall’inevitabile decadenza dell’età. Lo stesso ragionamento si applica al Re del Bosco che doveva essere ucciso affinché lo spirito incarnato in lui fosse trasferito integralmente al suo successore.
Questi due esseri in lotta tra loro tutto l’anno, sarebbero due parti essenziali di un tutto: nemici che, senza l’altro, non esisterebbero (metafora della Vita che non può essere senza Morte).