Si tratta di un racconto d’ispirazione celtica che narra l’alternarsi ciclico della stagione fredda e di quella calda, con la conseguente ragione dell’inevitabile morte vegetativa e consolazione nel sapere che la vita sarebbe ritornata (nato in un’epoca in cui l’ essere umano dipendeva direttamente dalla natura).
Estate e inverno sono stati pensati in vari modi, in questo caso, come spiriti della natura impersonati e simboleggiati da due alberi centrali della tradizione celtica… in lotta tra loro tutto l’anno, ma comunque parti essenziali di un tutto: nemici che, uno senza l’altro, non esisterebbero (metafora della Vita che non può essere senza Morte). Questi personaggi riescono a prevalere l’uno sull’altro a fasi alterne durante l’anno: nel periodo freddo il Re dell’agrifoglio appare in tutto il suo splendore, ma la lotta vede il suo antagonista, Re della quercia, trionfare al solstizio d’inverno… Da qui in poi Oak King prospera fino a Mezza Estate quando, al solstizio, è Holly King a primeggiare nuovamente. In Europa l’agrifoglio è simbolo del sole calante e dell’arrivo del solstizio d’inverno: in pratica il vecchio anno solare e nel mondo britannico pre-cristiano rappresentava la protezione: piantare una siepe intorno alle case avrebbe tenuto lontani gli spiriti maligni, grazie alle foglie acuminate. La quercia è invece simbolo di resistenza e potenza, e anche se all’arrivo del solstizio d’inverno tutte le sue foglie e ghiande sono cadute a terra, è sempre forte e robusta (dal lat. robustus, der. di robur -ant. robus– «forza», ma anche Quercus robur, albero identificabile con la farnia o il rovere); attributo di numerose divinità, la quercia rappresenta la vittoria e il trionfo… tipicamente le corone dei generali romani durante i Trionfi erano proprio di questa pianta. Il Re della quercia è ritratto come un dio della fertilità, mentre il Re dell’agrifoglio viene spesso rappresentato come un Babbo Natale bucolico vestito di rosso, con un rametto di agrifoglio tra i capelli ricci, talvolta raffigurato mentre guida una tiro di otto cervi.
Questa leggenda fa parte delle molte credenze religiose che vogliono una Dea eterna della terra che genera la vita mediante le nozze sacre con un dio della vegetazione il quale nasce e muore ogni anno:il principio maschile è rappresentato da due figure che si sfidano costantemente e incarnano in un certo senso il tempo… il vigore giovanile della primavera è destinato a raggiungere il punto massimo in estate e comincia a declinare in autunno, esaurendosi in inverno quando il vecchio spirito della vegetazione viene rimpiazzato da quello pulsante della primavera successiva, impersonato al solstizio da un bambino che nasce. In questo contesto s’inseriscono alcune delle celebri figure che nascono a Natale (Dioniso, Adone e Mitra), di cui molte raffigurate in braccio alla Madre divina: Horus e Iside, Tammuz e Ishtar, Gesù bambino e Maria.

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