L’orso è l’animale che per eccellenza si situa al confine del mondo selvaggio con quello civilizzato, incarnando il perfetto ruolo di intermediario tra la dimensione umana e quella divina, così come tra la sfera degli umani e degli animali. In questo aspetto si trova la personificazione della dea Artemide, divenendone quasi un doppio. Dea protettrice della fertilità e del parto, di questi attributi è, nell’immaginario greco, investita anche l’orsa… pare che esemplari di esse fossero ospitate presso i santuari della dea.

Mimare l’orso per la dea. Sappiamo pochissimo del misterioso rituale dell’arkteia che si svolgeva nei templi di Brauron e di Munichia, i più celebri dedicati ad Artemide, dove le giovani “facevano le orsette”, un probabile rito d’iniziazione che precedeva il nubilato. Il mito voleva che un’orsa sacra, addomesticata e ospitata presso il santuario di Brauron, giocando un giorno con una giovane l’avesse graffiata e fosse stata uccisa dai fratelli della ragazza avendo temuto un attacco. Per placare l’ira della dea, causata dall’assassinio dell’animale sacro, da quel giorno le adolescenti dovettero fare l’arkteia, cioè mimare l’orso. Ciò che sappiamo proviene dall’opera di Aristofane intitolata Lysistrata, secondo cui le bambine dai sei ai dodici anni entravano al servizio della dea e si mostravano mimando l’orsa; su alcuni vasi ritrovati si possono osservare le giovani correre ritualmente attorno a un altare presso la palma sacra ad Artemide e alla presenza di un orso, rappresentato da un personaggio che ne veste la maschera.

A proposito di miti. Secondo la versione cretese della nascita di Zeus, il dio appena nato venne nutrito da due ninfe -o due orse- chiamate Helike e Kynosura, le quali furono poi poste nel cielo in segno di gratitudine come Orsa Maggiore e Orsa Minore. Siamo ben distanti dall’immagine del terribile dio olimpico della folgore: questa versione selvaggia sarebbe da ritenersi la più antica. In effetti, assistiamo alla stratificazione di diverse credenze che sovrappongono al dio tonante indoeuropeo la sua infanzia silvestre, di cui differenti località rivendicano l’ambientazione. Una di esse è la regione periferica dell’Arcadia detta Creteia (e qui si anniderebbe la confusione con l’isola di Creta); l’Arcadia, che etimologicamente il popolo riconduceva ad arktos, cioè orso) condivideva con l’isola un mito con la stessa struttura: la sequenza orse-ninfe-Zeus-costellazione è la medesima del mito cretese di Callisto. È il personaggio di Callisto a far entrare in gioco la dea Artemide, forse un doppio della divinità, la cui natura ursina si intravederebbe nella metamorfosi della ninfa (figure mitologiche legate ad Artemide subiscono una mutazione in orso).
Artemide e l’orsa sono simboli del limite esistente tra la natura umana e quella animale, tra selvaggio e civile… per questo la dea presiedeva anche a momenti particolari della vita delle donne in cui era richiesto l’addomesticamento delle forze istintive alle regole della società, come il passaggio da pubertà a maturità e il parto.

Una dea orsa europea? Sono al momento solo affascinanti elucubrazioni i nessi tra Artemide e Artio, dea celtica di cui sappiamo poco o nulla… i materiali da analizzare sono soltanto una statuetta bronzea rinvenuta presso Berna (la cui etimologia è anch’essa da collegarsi all’orso) e alcune dediche in territorio tedesco. La statuetta è interessante perché raffigura una donna seduta di fronte a un’orsa, vicino un albero e con dei simboli di abbondanza fra le due. Benché antica, si è scoperto che il nucleo originale del manufatto prevedeva soltanto l’orsa con l’albero. Si potrebbe supporre che l’aggiunta sia avvenuta quando si rese necessario immaginare la divinità in forma umana, perché la forma animale risultava ormai inaccettabile da pensare. Mentre in gallico artos significa orso, così come lo indica l’antico irlandese art, rendendo inequivocabile il nesso tra l’animale e la dea Artio, altrettanto non possiamo fare con la greca Artemide: l’origine del nome Artemis è oscuro e l’etimologia popolare che la lega ad arktos non basta a convalidare il rapporto tra le divinità celtica e greca.