Il 17 dicembre nell’antica Roma si accendevano candele e si svolgeva un grande banchetto di quartiere a carico dello Stato al quale tutti erano invitati; dopo aver sacrificato al tempio di Saturno iniziavano feste in cui non si lavorava, ma ci si scambiava doni e biglietti di auguri oppure si regalavano i tre simboli delle celebrazioni il mirto, l’edera, il lauro. Nel corso del banchetto si poteva poi sentir scambiare l’augurio Ego Saturnalia! abbreviazione di ego tibi optimis Saturnalia auspico ovvero“ ti auguro di trascorrere lieti Saturnalia”…

Ma perché si festeggiava Saturno? Questi erano i Saturnalia, giorni in cui si ricordavano il periodo di reggenza del dio e il mito che lo riguardava: Giove aveva scacciato il padre Saturno dai cieli, legandolo e seppellendolo in un posto segreto del suolo italico, dove però venne accolto da Giano e da dove potè regnare in quella che è detta l’Età dell’Oro, quando insegnò agli uomini come coltivare la terra e stabilire le prime leggi. Il sacrificio principale del tempio consisteva infatti nello sciogliere le bende di lana che avvolgevano i piedi della statua del dio: Saturno, sacrificato e legato secondo la leggenda, figurava nei templi come statua con piedi e caviglie avvolti e intrecciati con lino o lana… nel corso dei Saturnalia i nodi venivano allentati, per rappresentare la liberazione del dio, e così restavano per tutto il periodo di festa affinché egli adempiesse alle sue funzioni di fondatore di una nuova era (alla fine dell’anno perché Saturno moriva al solstizio d’inverno e rinasceva come dio-bambino all’inizio dell’anno nuovo).

Curiose somiglianze. I Romani credevano che le divinità infere come Saturno, Plutone e Proserpina uscissero dal sottosuolo vagando in corteo per tutto il periodo invernale e che dovessero essere placate mediante offerte di doni e feste in loro onore. Tornati nelle loro dimore sotterranee avrebbero poi ricompensato le premure degli uomini proteggendo i semi messi a dimora nel terreno, facendoli germogliare a primavera e donando vigore alle piante in estate. Tutto ciò ha delle straordinarie risonanze con la Caccia selvaggia del Nord Europa e l’idea della schiera di morti che vaga nel corso delle Dodici notti, il cui addomesticamento e ritorno nell’aldilà garantisce l’abbondanza per i raccolti a venire!

Genealogia tribolata. Ma chi era esattamente Saturno? Di lui si sa poco, si trattava di una divinità indigena, un antichissimo dio italico che venne poi identificato con Crono (il padre di Zeus secondo la religione greca). La sua origine era spiegata con il mito che lo voleva ai primordi giunto in Italia dalla Grecia; dopo la detronizzazione per opera di Giove si stabilì nel luogo dove sarebbe sorta Roma, il Campidoglio. Qui venne accolto dall’ancor più antico dio Giano, immigrato pure lui dalla Grecia: il termine Lazio deriverebbe proprio dal periodo in cui Saturno rimase lì nascosto (da latuerat celarsi, occultarsi). Saturno proseguì l’opera civilizzatrice di Giano, per questo spesso è raffigurato con roncola e falce e a lui si fa risalire la coltura della vite. In seguito, forse proprio per questo suo tratto agricolo, Saturno venne considerato anche un dio infernale e durante le sue feste avveniva il rovesciamento dei ruoli sociali, simbolo della momentanea vittoria del caos sull’ordine.