Se avete seguito il calendario dell’avvento fin qui, saprete senz’altro che gli ultimi giorni sono stati dedicati alle feste romane… e oggi non fa eccezione! Ebbene sì, perché portando Roma nel seno della nostra cultura italiana è impossibile non vedere le mille affinità che ci legano a quegli avi; sì, certo: dopo ci siamo ancora mescolati un bel po’… La giornata di oggi, ad esempio, anticamente nell’Urbe prendeva il nome di Sigillaria e quando ne ho letto ho subito pensato alla ancora viva tradizione del presepe (di cui non mi sento di parlare perché, in materia cattolica, lascio andare avanti chi è più esperto ed è cresciuto in quella confessione… i protestanti, infatti, non lo fanno. Anche se credo sia un po’ un peccato. Nel senso di dispiacere, eh).

Regalare le sigilla. Dunque il 20 dicembre nell’antica Roma si celebravano i Sigillaria, una festa che deriva il nome da sigillum (statuetta di coccio) e che si regalavano in proprio questi giorni; alcune rappresentavano divinità, ma altre raffiguravano gli antenati e perciò questo era il periodo in cui venivano ripulite e collocate in luoghi specifici della casa. Alcuni studiosi sostengono, con scarse evidenze, che le statuine sarebbero state i sostituti di vittime sacrificali umane di tempi arcaici e che, con l’affermarsi della civiltà raffinata romana, anziché gettare esseri umani in carne ed ossa nelle acque in favore degli dei, si sarebbero utilizzati questi doppi in miniatura.

Il culto dei Lari. Più probabilmente le statuine rappresentavano esseri divini e antenati delle famiglie romane, che venivano regalate (esisteva un quartiere predisposto alla vendita di questi oggetti, dove i sigillarii gli artigiani che le producevano, avevano le loro botteghe, la via Sigillaria) per essere posizionate negli appositi larari. I larari erano piccole nicchie recintate in cui venivano disposte le statue dei Lari, dall’etrusco lar con significato di padre, oggetto di preghiera in quanto spiriti protettori della famiglia (Lares familiares). Pare che alla vigilia dei Sigillaria la famiglia si riunisse davanti al larario e, dopo aver invocato la loro protezione, lasciasse agli antenati ciotole di cibo e vino. Al mattino ai bambini venivano fatti trovare al loro posto giocattoli e dolci, come dono da parte degli spiriti tutelari della famiglia (e secondo un modus operandi che ormai conosciamo bene).

Statuine speciali. Proprio come per il nostro Natale, anche queste feste romane riservavano un posto speciale ai bambini: se è vero che le sigilla potevano essere in materiali poveri come creta e cera, ma anche in pregiati marmo, bronzo addirittura oro, quelle che si regalavano ai più piccoli erano invece dei biscotti tipo marzapane che rappresentavano una divinità (e nei pressi di Roma pare ci sia ancora la tradizione del biscotto a forma di donna con tre seni). E così 2770 e fischia anni fa i bambini della penisola già si divertivano a posizionare delle statuine di ceramica in un angolo speciale della casa, probabilmente con la stessa premura e attenzione con cui oggi piccole mani piazzano pastori e animali nel presepe cattolico!