Che cos’è il flowering wand, il bastone fiorito, di cui si parla nel titolo?
È il tirso di Dioniso, declinato in varie forme e aspetti, ma sempre in mano al dio della vegetazione che l’umanità più antica ci ha lasciato in eredità. Un dio gentile, intimamente connesso con la natura e il mondo tutto, preda di vigorosi furori stagionali e morti cicliche, a cui seguono primaverili rinascite. Un dio che ha assunto vari nomi, dal primigenio Dioniso -passando per Osiride, Adone, Orfeo- fino a Gesù Cristo (anche se il bastone fiorito più noto a noi è quello di san Giuseppe).
Un dio con al fianco una dea che ne era l’amante e la madre, in una coppia fondatrice di vita.

Il bastone fiorito era anche simbolo di un percorso iniziatico, ma questo forse solo dopo l’avvento di un nuovo pensare… quello degli dei maschili, solari, patriarcali portati dai cavalieri delle steppe. Il percorso iniziatico proponeva la riscoperta di quella che era stata l’antica religione del continente europeo, un rapporto stretto con il mondo, con il Tutto, nelle sue manifestazioni animate e inanimate, che prevedeva un pantheon di divinità lunari le quali, a conti fatti, si riassumono in uno spirito maschile e uno femminile (che assumono volti e nomi diversi ma che sono in fondo sempre gli stessi e che non sono nonostante il loro essere maschile o femminile vincolati e determinati nella loro natura da ciò) che coesistono per generare, prosperare e salvaguardare la vita. Una vita in cui tutte le forme convivono in equilibrio. Un equilibrio rappresentato proprio dal tirso, che si contrappone -come la luna fa con il sole- alla spada degli eroi patriarcali.

Vogliamo porgere al maschile una spada o un bastone fiorito?
La spada taglia, divide e sottomette. La sua punta incide confini immaginari attraverso gli ecosistemi. La spada non abbraccia. Non crea connessioni. Non pone domande. Non è uno strumento di intimità. Attacca o difende, intendendo che ogni interazione è conflitto e ogni storia parla di dominio e tragedia.
“Do we want to hand the masculine a sword or a flowering wand?
The sword slices, divides, and subdues. Its tip drags imaginary borders across ecosystems. The sword does not embrace. It does not connect. It does not ask questions. It is not an instrument of intimacy. It either attacks or defends, affirming that every interaction is conflict, and every story is about domination and tragedy.”

La natura non è presente in questo libro solo come simbologia dei vari personaggi presi in esame, ma è proprio un modo per leggere la realtà che ci circonda, a partire dall’accostamento dei concetti di mito e di micelio.
Il micelio è la parte non visibile del fungo (ciò che noi vediamo è il fungo vero e proprio, ma la gran parte di questi organismi viventi si trova sotto terra, ha la stessa forma delle reti neuronali e prende il nome di ifa). Esattamente come il nostro sistema nervoso, il micelio si dirama nel sottosuolo e dialoga con le altre creature, che siano funghi, alberi o vegetali. L’autrice paragona i miti a questo sistema fungino: allo stesso modo, nella nostra cultura esiste un sostrato mitico che talvolta riaffiora alla superficie sotto forma di leggende che sfuggono all’ordine patriarcale (imposto). Personaggi anomali e controversi -Dioniso, Merlino, Gesù- fortemente legati alla vegetazione e alla natura che emergono dirompendo il consueto svolgersi dei fatti.

Recuperare un’efflorescenza di espressioni del mitico maschile può aiutarci ad affrontare gli effetti devastanti del patriarcato sull’ambiente e tracciare una nuova via da seguire in un’epoca di crisi. Cos’è la mascolinità? Cosa ha significato in un lontano passato? Cosa potrebbe significare?
“Recovering an efflorescence of expressions of the mythic masculine can help us confront patriarchy’s devastating effects on the environment and construct a news way forward in an age of crisis. What is masculinity? What has it meant in the distant past? What could it mean?”

Farsi portavoce di valori così antichi da essere stati dimenticati, provenienti addirittura dalla preistoria quando la cooperazione era necessaria alla sopravvivenza, significava essere personaggi fuori dalle righe, parlanti una lingua che non è più quella dell’ordine corrente (un ordine che inizia con le invasioni dei pastori nomadi e che perdura oggi, inasprito dallo spirito del capitalismo): si parla di natura come completamento di noi e non come nostra avversaria. E qui i miti irrompono nel nostro quotidiano… dopo un lunghissimo periodo di dominazione maschile della cultura, con una lettura catastrofica della natura come una creatura che cerca di annientare l’uomo e che, per questo va dominata e controllata (con gli effetti che tutti stiamo testando sulla nostra pelle), l’importanza del bastone fiorito è quella di un simbolo di resistenza.
Non resilienza, concetto caro al patriarcato, ma resistenza.
Una resistenza gentile e fiorita, un cantare fuori dal coro sulle note dell’arpa di Orfeo, cogliendo nella nostra cultura come tutto sia in realtà (ancora) interconnesso e ciò che di spada ferisce, qualcos’altro necessariamente fa perire. Meglio vivere. Meglio agitare il tirso.

Ma il patriarcato non è l’unica narrazione. Gli aspetti più selvaggi e magici del maschile sono sempre stati nascosti proprio sotto i nostri piedi, e appena sotto la superficie, nelle storie e nei racconti popolari che pensiamo di capire. Ma dobbiamo rintracciarli nella terra. Dobbiamo radicare le storie e i miti che pensiamo di conoscere nei loro contesti ecologici e sociali.
“But patriarchy is not the only narrative. Wilder, more magical modes of the masculine have always been hidden just below our feet, and just below the surface in stories and folktales we think we understand. But we need to trace them back into the earth. We need to re-root the stories and myths we think we know back into their ecological and social contexts.”

I virgolettati sono tratti da The Flowering Wand di Sophie Strand, libera traduzione (attualmente non esiste una versione italiana).

Per approfondire.
Dioniso, un dio che sfugge alle definizioni.
Un’usanza italiana legata ad Adone.
Ierofania, ovvero le nozze sacre.
Il magico mondo dei funghi.