Qualche giorno fa, nella sala d’attesa del medico, mio figlio mi ha indicato un addobbo sulla mensola chiedendomi cosa ci fosse scritto: “Buon Natale in inglese” gli ho risposto io senza pensarci troppo.
“Quindi ‘merry’ vuol dire buono?”
“Sì, più o meno.”
“E Christmas è il Natale?”
“Sì, perché riguarda Gesù Cristo. Sai che nasce Gesù bambino a Natale…”
“E perché in italiano non c’è Gesù Cristo nel nome del Natale?”
In quel momento ho percepito su di me lo sguardo delle altre due persone in sala d’aspetto e ho avvertito un filo di pressione. A mio figlio l’ho fatta molto più facile, ma in sostanza quello che gli ho spiegato è tutto qui sotto. Spero anche le persone in sala d’aspetto abbiano apprezzato.

Nell’antica Roma convivevano molte religioni diverse e non era raro che alcune seguissero l’andamento di vere e proprie mode, introdotte spesso da Oriente, che si diffondevano molto rapidamente… alcune diventavano famose e vi aderivano anche gli imperatori che ne finanziavano sacerdoti e edificazione di templi (che sono preziosissimi per gli studiosi come testimonianza dei culti passati); spesso poi si estinguevano con la stessa rapidità con cui erano giunte nell’Urbe.
I romani erano dei fuoriclasse in sincretismo religioso, non faticavano ad accettare nuovi culti né inglobare divinità straniere nel loro pantheon, d ‘altronde non si curarono troppo di sovrapporre la mitologia greca sulla loro, cercando come potevano di far combaciare gli dei dell’Olimpo con quelli natii del suolo italico (spoiler, non sempre riuscendoci alla perfezione). Con le divinità barbare fecero anche di peggio, spiegandone la religione autoctona in funzione di quella romana, ma solo in rari casi perseguitarono la popolazione a causa di credenze spirituali.

Altro spoiler: anche il cristianesimo giunse come esotica religione d’Oriente e venne accettata dal popolo romano… il suo successo era dovuto, tra gli altri, al fatto che per la prima volta nel panorama spirituale dei romani si apriva uno spiraglio di redenzione, anche se in una vita futura. L’ideologia romana, di stampo indoeuropea, poneva il focus dell’esistenza in questa vita, in questo mondo; difficilmente si parlava dell’aldilà che al più era considerato un perenne “non essere”: le cose importanti succedevano nell’aldiqua e l’obiettivo nella vita di un romano era condurre un’esistenza onorevole qui e ora. Improvvisamente la nuova visione che venuta dal Medio Oriente parlava di una vita oltre la morte, una seconda possibilità garantita a tutti (anche ai più poveri e miserabili, anzi a loro più di tutti) di rivivere in uno stato di benessere e beatitudine. Bastava crederci. Certo, gli eroi delle saghe erano anch’essi immortali, ma per poter ambire a quel tipo d’immortalità non si poteva nascere figlio di contadino, o peggio di schiavo. E se si nasceva in un periodo di pace, dove ci si conquistava la gloria sul campo di battaglia? Ma ecco, il nuovo messaggio: se avrete fede, sarete salvi. Tutti, dal figlio dell’imperatore a quello del mugnaio. Con tali premesse, il cristianesimo non poteva che dominare per i tempi a venire.

Ma torniamo alla Roma cosmopolita e melting pot religioso. Tra le varie tradizioni orientali che giunsero nell’impero c’interessa in particolare quella originaria della città di Emesa (in Siria), diffusasi con l’imperatore Eliogabalo e nota come il culto del Sole Invitto, ovvero non vinto. Il culto non venne inglobato pesantemente nella cultura romana, nonostante il tempio fatto costruire dall’imperatore sul Palatino, ma mantenne alcuni seguaci nell’Urbe che, secondo i principi del sincretismo religioso accennati prima, identificarono il Sol Invictus con Mitra, Marte, Elios, Apollo… Come la storia insegna, spesso religione e politica vanno a braccetto insieme decretando il successo di questo o quel culto, e per il Sol Invictus non c’è eccezione: quando Aureliano sconfisse un avversario grazie all’aiuto provvidenziale della città di Emesa, decise di votarsi a questa divinità e, verso la fine del III secolo, la festa del Sole diventò la principale religione di Roma. Aureliano ne consacrò la festività in coda ai Saturnalia, rendendo così molto celebre la nuova tradizione: fissò il “giorno della nascita del Sole Invitto” il 25 dicembre 274 col nome di Dies Natalis Solis Invicti. Nel 330 venne ufficializzata per la prima volta la festa per la nascita di Gesù da Costantino, facendola coincidere con la festa pagana della nascita di Sol Invictus. Il Natalis Invicti è così rimasto nel nostro Natale cristiano (il 25 dicembre come data della natività di Gesù verrà ufficializzata da papa Giulio I nel 337).