La cosiddetta Donna del Caviglione ha dato vita a due piccole rivoluzioni in ambito accademico per quel che riguarda la Preistoria (ma non solo).
In primo luogo ha permesso di guardare i nostri antenati con occhi nuovi, poiché nell’inizio del Novecento l’idea che si aveva dell’essere umano preistorico era a dir poco… deprimente. Li si considerava grandi animali dai tratti a noi familiari, che si cibavano di carogne e che andavano in giro nudi, al massimo armati di proverbiale clava. Ciò che permise di mettere in discussione quelle conoscenze fu l’evidente significato della sepoltura del Caviglione: il personaggio lì inumato era sicuramente stato trattato secondo un rituale particolare; inoltre aveva con sé degli oggetti, il che indica un viaggio in un qualche Aldilà. Ecco allora comparire le prove di un paio di concetti estremamente umani, e non scimmieschi: il mito (una vita vita ultraterrena) e il rito (le operazioni fatte qui che influiscono di Là).

La Madamina del Caviglione. Ma la vera rivoluzione, ciò per cui in realtà questo reperto è diventato ultra famoso è che, per lo stesso clima di preconcetto di sopra, per moltissimo tempo l’individuo seppellito con tutti i crismi nella grotta del Caviglione ai Balzi Rossi (Ventimiglia), cosparso di ocra, abbellito di un elaborato copricapo, accompagnato da alcuni strumenti e deposto sotto l’incisione di un cavallo è stato considerato un capo tribù; in alternativa, uno sciamano… ma nessuno pensò mai quello che si dimostrò poi essere: forse anche a capo di una tribù o in contatto con gli spiriti, ma prima di tutto… una donna.
Quello che per più di cento anni nei libri e nella cultura mondiale era stato l’Uomo di Mentone, divenne -guarda “caso” grazie all’intervento di una studiosa- la Donna del Caviglione.

La sepoltura è di una donna morta a circa 37 anni -età avanzata per l’epoca- alta quasi 1,70m e di costituzione robusta; risale all’età gravettiana (più o meno 24.000 anni fa) stabilita dall’analisi al carbonio14 effettuata su 4 conchiglie della cuffia.

Pelle scura (e occhi azzurri?). Ci aspettano tempi rosei per la rilettura del nostro passato, dunque. Grazie alle osservazioni di Marie-Antoinette de Lumley, membro dell’Istituto di paleontologia umana di Parigi (nonché moglie del responsabile della squadra che si occupò, a partire dagli anni Ottanta di riprendere l’analisi del corpo scoperto in Liguria nel 1872), confermate da successive evidenze scientifiche, nel 2014 la Dama del Caviglione ottiene dalla comunità accademica la sua corretta attribuzione. Ma c’è di più; grazie allo sviluppo delle tecnologie, vedi analisi di resti organici, oggi sappiamo che a quell’epoca -e per molto tempo ancora- i nostri progenitori possedevano la pelle scura (e gli occhi azzurri! Mentre il colore della pelle dipende dalla melanina che impiega moltissimo tempo a scomparire, pare che la diffusione degli occhi chiari fosse dovuta puramente a una questione di selezione naturale: quelli azzurri piacevano di più e chi li aveva era considerato una vera bellezza, con molti pretendenti e… discendenti!).

La cuffia è formata da più di 300 conchiglie di Cyclope neritrea forate naturalmente o intenzionalmente; sui bordi era ornata da 35 canini superiori atrofici (denti in eccedenza mai nati) di cervo o daino in prevalenza maschi.

Cacciatrice e sacerdotessa. Altri due elementi che incuriosiscono di questa scoperta sono le lesioni sullo scheletro della Donna del Caviglione: sul suo braccio se ne possono notare simili a quelle dei lanciatori di giavellotto moderni, significando che si trattava di una cacciatrice abituata a scagliare la lancia. Questo smonta la tradizionale credenza che gli uomini preistorici si occupassero unicamente dell’approvvigionamento della carne e le donne restassero presso le abitazioni per accudire la prole: i ruoli erano probabilmente molto meno definiti e tutti facevano ciò che era necessario alla sopravvivenza. Un’altra particolarità dello scheletro è che su una gamba è stato ritrovato un accessorio in conchiglie ed è possibile che la donna soffrisse di zoppia. Questo suo handicap la rendeva forse un personaggio speciale e capace di comunicare con gli spiriti, incarnati forse dal cavallo raffigurato presso il suo luogo di eterno riposo. Questo chiuderebbe inoltre il cerchio sull’effettivo alto rango sociale che la donna avrebbe avuto in vita.

Rinvenuto sotto l’incisione di un cavallo nella grotta del Caviglione, il corpo era colorato con ocra rossa e decorato con un ornamento di 41 conchiglie simili a quelle della cuffia, poco al di sotto del ginocchio (come altri individui presenti nelle sepolture del periodo).

Per approfondire.
L’incisione di cui parlo è stata ospite di una puntata de La storia nella roccia: il cavallo dei Balzi Rossi.
Un documentario Rai per la trasmissione “a.C.d.C.”: Lady Sapiens. Le donne della preistoria.
Per la questione dei nostri antenati dalla pelle scura (in inglese): How Europeans evolved white skin.
Un altro documentario, da cui ho tratto l’idea per l’immagine della Madamina del Caviglione (in francese): La Dame de Cavillon.
Infine un breve video per vedere alcune fasi di realizzazione della Madamina del Caviglione.