Se, pensando agli animali legati al Natale, avete subito pensato a bue e asinello, mi spiace: ho letto che sarebbero simboli del popolo giudeo e pagano, che rappresentano come gli animali avessero immediatamente compreso la natura divina di Gesù a differenza degli uomini ma -come vi ho già accennato- dato che la tradizione cattolica non fa parte del mio background preferisco parlarvi di altre creature… Avete mai sentito parlare del Mari Lwyd? Un teschio equino che, sul fare del solstizio invernale [che cade proprio oggi!], viene portato in processione per le strade delle contee gallesi (il cavallo è notoriamente un animale psicopompo, in grado cioè di guidare le anime dei defunti. Non stupisce perciò l’esistenza di una tale maschera in un contesto storico geografico che riteneva essere questo il periodo dei cortei dei morti). Ma quali altri animali sono collegati al Natale?

Animali con le corna. Tra quelli che subito vengono in mente direi che le principali siano le renne, note per condurre la slitta con cui Babbo Natale si sposta nelle sue consegne di regali. Le renne potrebbero essere associate a lui seguendo il filo dello sciamanismo siberiano: avevamo già visto QUI lo scorso anno, come questi animali sappiano riconoscere le amaniti muscarie dagli inebrianti effetti e come in quelle stesse zone una casta di sciamani indossi un abito identificativo somigliante a quello di Babbo Natale. Simile alla renna e anch’esso vedetta degli animali natalizi è il cervo: il legame con il periodo invernale potrebbe ritrovarsi nella sua natura simbolica di creatura che presiede alla stagione oscura, dall’autunno alla primavera, che le popolazioni di origine celtica facevano iniziare con Samhain, la festa che oggi è nota come Halloween. Altro animale cornuto (le corna sono un simbolo molto potente e solitamente connesse con la stagionalità, come avevamo potuto constatare in quanto attributo del dio della vegetazione Dioniso) che forse al giorno d’oggi nel nostro paese non si fa risalire al Natale, ma che la tradizione nordica identifica a pieno come spirito di questo momento dell’anno è la capra… sì, non è una renna né un cervo il piccolo addobbo in paglia che avete acquistato da Ikea: si tratta proprio di una capra, lo Yule Goat che anticamente era ottenuto dall’ultimo grano mietuto nei campi e che si riteneva contenesse perciò il potere fertile della terra.

Volatili. Negli ultimi anni si è diffusa enormemente l’abitudine di mettere casette e mangiatoie per gli uccellini in giardino o sul balcone… Avete mai pensato al motivo? Certo, osservare i piccoli pennuti è un piacere (cince e pettirossi sono a dir poco pucciosi) ma potrebbe forse esserci una componente più antica: se è vero che in diverse culture europee i pettirossi sono considerati di buon auspicio, attirarli presso la propria abitazione potrebbe avere un’istintiva motivazione protettiva. Il pettirosso era considerato l’incarnazione di uno spirito benevolo, capace di mediare tra la dimensione dei vivi e quella dei morti ed era anche il simbolo della bella stagione e del nuovo anno (suo doppio e rivale nel presiedere allo scorrere del tempo era lo scricciolo, come avevamo osservato QUI). Anche la cinciallegra poteva svolgere un ruolo importante nelle cerimonie per il passaggio all’anno nuovo se nelle cerimonie britanniche di benedizione dei frutteti, chi appendeva cibo per gli spiriti benevoli era chiamato Tom Tit, ossia Tom cinciallegra.

Animali nel calendario. Se si osserva il cielo, questo è il momento in cui la notte è dominata dalle Pleiadi, un ammasso stellare visibile anche a occhio nudo, tanto particolare da aver dato vita a miti e leggende in tutto il mondo (ho scoperto che in Giappone si chiamano subaru e infatti la nota casa automobilistica le riporta nel suo logo), ma in Occidente sono celebri per l’essere identificate come sette ninfe che vennero trasformate in stelle… in particolare una di esse, Alcione, è assimilata al martin pescatore e alla credenza che, nel periodo in cui l’uccello nidifica, i burrascosi mari invernali si calmino. Le Pleiadi sono probabilmente da sempre la costellazione che indica all’essere umano come porsi nei confronti delle stagioni (vedi QUI) essendo visibili fino a marzo e segnando l’inizio della stagione agricola, ma un altro indicatore era rappresentato dagli animali: il riccio, il tasso, il ghiro e soprattutto l’orso sono animali che vanno in letargo e che diventano nella cultura umana il simbolo della natura che si risveglia… non saranno propriamente collegati al Natale, ma ricoprono un importante ruolo come spiriti dell’inverno!