Il libro si apre all’alba, una sorta di genesi laica, e al buio ritorna nel suo finale. Un buio anomalo però, che prende il sopravvento sulla pianura, perché sintomo dell’umanità estinta: il mondo (un po’ come l’estinzione dei Maya) che è rimasto tutto sommato uguale, da esso sono spariti solo gli umani. Una dimensione non distopica, che però accenna a quella sterilità umana attorno alla quale Margaret Atwood ha costruito Il racconto dell’ancella -libro del Babacio Bookclub di marzo- ma sicuramente non rassicurante… su tutto questo, veglia lo sguardo del Re di pietra. Già, ma di chi si tratta? Per noi piemontesi (= la sottoscritta, l’autrice e l’ospite del mese) è una risposta scontata perché ci accompagna da sempre: è il Monviso, o Monte Viso, montagna che con i suoi 3.841metri slm, oltre a essere la più alta delle Alpi Cozie, è celebre pure per originare dalle sue falde il fiume Po.
Non perderti la chiacchierata con l’ospite del mese: assieme all’illustratrice Leonora Camusso abbiamo parlato della lettura de “La leggenda del Re di pietra” e delle riflessioni che ne sono nate.
Inusuali lezioni di scienze e storia. Silvia Bonino, autrice del romanzo breve “La leggenda del Re di pietra”, ha scelto alcuni attori privilegiati per mettere in scena il suo racconto: se poco spazio occupano piante e animali, per contro, grande risalto viene dato agli amici del Monviso, i venti. La personificazione dei venti permette un’affascinante spiegazione del clima di montagna e delle sue varie manifestazioni.
Altro personaggio amato dal Re di pietra è l’essere umano, la cui storia evolutiva, viene rivissuta dal Monviso nelle sue fasi principali (l’invenzione dei manufatti, l’addomesticamento del fuoco, lo sviluppo del linguaggio, la decifrazione della morte, la realizzazione delle incisioni rupestri). Storicamente accurata è la narrazione, per bocca del vento dell’Est, dell’arrivo sulle pendici della montagna degli esseri umani: è proprio da Oriente, dall’Anatolia, che arrivarono i progenitori che iniziarono a coltivare la Pianura Padana. Ai venti -che sanno tutto- io però vorrei chiedere il significato delle incisioni rupestri, perché è un mistero che mi arrovella davvero!
Montagna: re o regina? Il linguacciuto vento dell’Est è anche quello che racconta al Monviso dei fatti e delle cose lontanissimi dalla sua vista; proprio in una delle chiacchierate tra i due si accenna a Venezia, si parla di Torino e del Po (ma senza mai nominarli, un solo nome sarà evocato simbolicamente in tutto il romanzo, ma ne parlo più avanti tra gli spoiler). La montagna viene forse ridimensionata rispetto le sue colleghe sparse per il mondo, ma è chiaro il suo carattere imponente e… regale. Monte Vesulus era detto dagli antichi proprio per la sua forma, stazza e posizione, che lo fa diventare visibile e riconoscibile anche da molto distante.
Questo rende il Monviso sacro a discapito di altri monti? Non è esattamente così. Ogni vallata alpina ha un suo monte di riferimento e, risalendo indietro nella storia, dobbiamo e possiamo anche immaginarci che non sempre si trattasse di figure sovrannaturali… maschili.
In storia delle religioni la montagna sacra di solito è femminile, è lo spirito tellurico che accoglie il suo doppio e compagno celeste (volendo esagerare potremmo definirlo paredro uranico): da questa unione sacra, = ierogamia, nasce la vita. Il dio del cielo fecondava la terra con la pioggia e una delle immagini della montagna sacra alpina, es. Monte Bego, è la terra/montagna che si unisce al dio del tuono e del temporale, spesso raffigurato come toro (leggi di più QUI).
È curioso come nella mitologia greca i fiumi siano personificati dal toro… acquisendo tutti questi dati, potremmo delineare un nuovo aspetto dei personaggi del libro: il Monviso come la montagna regina e il Po come il re toro, che fecondando la terra, dà vita alla città di Torino.
Paragrafo che contiene SPOILER. Soffro all’idea di spoilerare il finale del libro, ma ci sono un paio di suggestioni che non posso farmi sfuggire. Descrivendo il paesaggio per necessità narrative (senza nominarlo mai, si tratta del buco di Viso?!), un sasso particolare diventa una guida per alcuni personaggi che compaiono alla fine della vicenda. Ora, è senz’altro vero che non stupisce che si parli di pietre in un romanzo che ha per protagonista una montagna, ma se si parla di sassi del Monviso… io penso subito alla Pietra verde! Questo minerale potrebbe aver contribuito a rendere sacro il monte per gli antichi, vi lascio un post in cui spiego bene tutto: I draghi del Monviso (anche se la descrizione del sasso in questione non corrisponde alla giada, uffa!).
La seconda suggestione è semplicemente quello che è e non vuole innescare pipponi particolari. La decisione di seguire la pietra-guida che condurrà alla salvezza, è di una donna. Esattamente come l’unico nome di tutto il libro è Dava, quello di una neonata, figlia della donna che vorrà seguire la pietra.
Chi legge questo blog da un po’ sa che il nesso femminilità-spiritualità per me è importante ed evidente… fa piacere vedere che, a modo suo, non sono l’unica a pensarla così!
E quale miglior assist per concludere la prima edizione del Babacio Bookclub, intitolata non a caso, Donne di spirito?
Per chi giungesse su questa pagina solo ora, ecco tutti i titoli dei mesi scorsi:
gennaio – “Buffalo Gals” di Ursula Le Guin
febbraio – “Sirene e altri mostri” di Jess Zimmerman
marzo – “Il racconto dell’ancella” di Margaret Atwood
aprile – “Metafisica dei tubi” di Amélie Nothomb
maggio – “Ave Mary” di Michela Murgia
giugno – “La leggenda del Re di pietra” di Silvia Bonino
Buona lettura estiva e raggiungeteci su Telegram o Whatsapp ( > vedi tutto qui) per scoprire i nuovi libri d’autunno… il prossimo tema sarà Altre realtà (ma non c’entra la fantascienza!).
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